RED BULL UNLOCKED PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA DOPO AMSTERDAM E PARIGI, IL FESTIVAL INTERNAZIONALE UNISCE IL MEGLIO DELLA VITA NOTTURNA ITALIANA ALLA STAZIONE MARITTIMA DI PALERMO PER DUE SERATE ALL’INSEGNA DEL DIVERTIMENTO

Il 25 e 26 ottobre la Stazione Marittima al Porto si trasformerà nella casa temporanea di 15 locali top non solo della scena palermitana, ma anche nazionale, come il Papeete e il Fabric. Tantissimi gli eventi e le esibizioni in programma. Ad arricchire il tutto anche una riproduzione del mercato di Ballarò

Tutto pronto per l’evento internazionale che la prossima settimana debutterà nella città di Palermo. Dopo avere toccato oltre 20 città viaggiando da Amsterdam fino a Manchester e da Parigi sino a Melbourne, il Red Bull Unlocked è finalmente pronto per sbarcare anche in Italia: prima tappa a Palermo il 25 e il 26 ottobre.

Pensato per celebrare la nightlife riunendo i locali migliori e i bar più iconici sotto un unico tetto, il Red Bull Unlocked trasformerà per due serate la Stazione Marittima, fiore all’occhiello e location all’avanguardia all’interno del porto del capoluogo siciliano. Ad animarla tre notissimi locali nazionali (Papeete, Hierbas e il Plastic di Milano) e tanti locali top della città tra cui Blame, Circus, Disco Country Club, Exit, Finch Lounge, I corrieri, L’ombelico del mondo, Mob Disco Theatre, Sartoria, Spina e Taverna Azzurra. Nessun cambiamento radicale, ciascun locale manterrà la propria identità, ma grazie a Red Bull sarà possibile trovarli tutti temporaneamente “sotto lo stesso tetto”, per un evento internazionale per la prima volta in Italia.

A sposare l'iniziativa, la cui produzione è affidata ad Unlocked, il Comune di Palermo e l'Autorità Portuale con la West Sicily Gate, la società che ha in affido la gestione della Stazione Marittima. “È entusiasmante - dichiara Vincenzo Grasso, produttore dell'evento con la sua società Face - che un partner come Red Bull, che lavora con noi da tanti anni, abbia deciso di tornare a Palermo dopo il grande progetto relativo alla Formula 1 che ha animato le strade della città portando il nostro capoluogo alla ribalta internazionale. Questo gradito ritorno, nell'unica tappa italiana, è un segnale importante. Se multinazionali come queste ci scelgono come città è un vanto un po' per tutti quanti. Tutto questo è stato possibile grazie a tutti gli organi coinvolti, dalle istituzioni alle forze dell'ordine, che fin dalle fasi iniziali hanno sposato l'iniziativa, affinché si potesse ospitare un evento come questo”.

In una cornice resa ancora più magica dalla presenza delle tradizionali luminarie sarà possibile vivere, dalle 18.30 fino alle 3 di entrambe le giornate, il meglio della vita notturna palermitana: i 15 locali coinvolti prenderanno infatti parte all’evento, andando a ricreare ciascuno la propria atmosfera per permettere ai partecipanti di godersi - sotto un unico tetto - un’esperienza indimenticabile. Ad arricchire ulteriormente la serata, anche una fedele riproduzione del celebre mercato di Ballarò che renderà ancora più pittoresco questo scorcio del porto.

Tantissimi gli artisti coinvolti nella due giorni di evento: tra questi Damianito, Daniele Travali, Lele Blade, Night Skinny, Young Miles, Alexander Rya, Ivreatronic, Merk & Kremont, Sgamo, Vltra e Whitemary. Red Bull Unlocked, inoltre, ospiterà anche dei “secret guest” che saranno annunciati solo il giorno stesso dell’evento.

Il Red Bull Unlocked inoltre sarà all’insegna della sostenibilità e della tecnologia. I partecipanti avranno infatti a disposizione la tecnologia cashless con cui poter collegare le loro carte di credito a un braccialetto Rfid in modo da poter acquistare bevande o cibo (e altri prodotti o servizi) durante l’evento con un semplice tocco. I biglietti sono acquistabili su Redbull.com/Unlocked oppure su Ticketsms a 11,50 euro più diritti di prevendita.

In Italia disturbi di ansia e depressione per 1 minore su 4E' il preoccupante scenario descritto dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza

La salute mentale dei bambini e degli adolescenti italiani è a rischio: il 20 e il 25% di loro manifesta i segni, rispettivamente, di un disturbo d’ansia e di depressione, e i disturbi neuropsichici sono in costante aumento. Le risorse dei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza continuano invece a diminuire, e perfino le situazioni urgenti non riescono a trovare un ricovero: i posti letto per il ricovero in ambiente neuropsichiatrico infantile dei bambini e dei ragazzi 0-18 anni che ne hanno bisogno sono solo 395 in tutto il Paese.

È il preoccupante scenario descritto dalla Sinpia – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale (World Mental Health Day), un’iniziativa che si celebra ogni anno il 10 ottobre e che nel 2022 sceglie il tema ‘Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale‘. Istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (Mfmh) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Mental Health Day promuove la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.

“Nonostante numeri da vera e propria emergenza sanitaria- spiega Elisa Maria Fazzi, Presidente della Sinpia, direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Asst Spedali Civili e professore ordinario all’Università di Brescia- i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono spesso drammatici e tragicamente trascurati dal nostro Sistema Sanitario Nazionale. Una realtà che gran parte dell’opinione pubblica e della classe politica continua ad ignorare. I posti letto di fatto non sono a sufficienza e sono distribuiti in modo ineguale nel Paese con ben 5 regioni senza letti. Ci si appoggia quasi sempre nei reparti di Pediatria, in una logica di supporto e accoglienza più che di progetto di cura e spesso purtroppo anche in quelli di Psichiatria adulti, per nulla adatti all’accoglienza e alla cura dei minorenni e dei loro genitori”.

 

L’IMPORTANZA DEI SERVIZI TERRITORIALI

“Occorrono non solo risorse per l’urgenza, che è in questo momento la drammatica punta dell’iceberg- prosegue la presidente- ma soprattutto il potenziamento della rete dei servizi territoriali di Npia che, coinvolgendo famiglie, scuole, sistema sociale e sanitario, migliori l’intercettazione dei soggetti a rischio o dei primi sintomi affinché tutti i bambini e ragazzi con disturbi neuropsichici di varia natura e le loro famiglie vedano finalmente riconosciuto il diritto a cure appropriate e tempestive“.

Tra il 2020 e il 2022 gli accessi dei minori al pronto soccorso e i ricoveri in ospedale per cause legate alla suicidalità, cioè comportamenti autolesionistici, pensieri, azioni e tentativi suicidari, sono in preoccupante aumento. Nello stesso periodo sono triplicati i ricoveri per cause legate ai disturbi alimentari, come l’anoressia e la bulimia. In generale, tra il 2021 e il 2022, gli accessi in ospedale per cause legate a disturbi psichiatrici, hanno superato di gran lunga quelli dei livelli di pre-pandemia, già in preoccupante ascesa nei 10 anni precedenti. Ma anche gli accessi per tutti gli altri disturbi Npia, dall’autismo ai disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, appaiono in netto aumento e con quadri di sempre maggiore complessità. Negli ultimi 10 anni l’ansia e la depressione sono aumentate notevolmente tra i bambini e i ragazzi. La Pandemia e poi la guerra, che genera preoccupazione e incertezza nel futuro, hanno ulteriormente accentuato questa tendenza. Durante l’infanzia e l’adolescenza viene segnalata una più alta incidenza di disturbi d’ansia e dell’umore, con evoluzione nel 30-40% dei casi, in disturbo post traumatico. Secondo la Sinpia, sottovalutare l’impatto delle conseguenze del Covid-19 tra i più giovani, in una situazione già molto critica in termini di personale, Servizi e organizzazione assistenziale per i disturbi neuropsichiatrici dell’infanzia e adolescenza, rischia di trasformare un’emergenza sanitaria in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi.

 

INVESTIRE IN SALUTE

“Un adeguato investimento nell’ambito della promozione della salute mentale e della prevenzione dei disturbi neuropsichici è sempre più urgente nonché strategico- conclude Antonella Costantino, Past President della Sinpia e direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Uonpia) della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano- I bambini e gli adolescenti di oggi sono gli adulti di domani, e non c’è salute mentale senza un investimento strategico sull’infanzia e sullo sviluppo neuropsichico, fin dai primi anni. Una diagnosi precoce ed un tempestivo intervento in sinergia tra territorio e ospedale, può cambiare, in molti casi, la storia naturale dei disturbi neuropsichici non solo evitandone le gravi conseguenze sui più giovani ma riducendo notevolmente l’impatto sociale ed economico sull’individuo, la famiglia e la società”.

 

Fonte: Agenzia DIRE www.dire.it

DISSIDANZA

Si può giocare il mille modi con il nome del festival internazionale diretto da Giovanni Zappulla: Dissidanza.

Può essere l’unione di due parole, dissidenza e danza, a indicare la direzione ondivaga di un’esplorazione che, per forza di cose, si pone spesso in un confronto dialettico con i canoni prestabiliti (prestabiliti da chi?). Si può anche scomporre in due questa parola declinandola in una brevissima ma perentoria frase: Dissi danza, a ribadire un’esigenza e, insieme, il motivo profondo per cui questo festival internazionale giunto alla sua seconda edizione è frutto di una riflessione “dal basso”. Da chi, per la danza, viaggia, si confronta, ritorna per fare di Palermo un polo che attragga chi crea, chi esplora e non dà niente per scontato.

 

Sono stati presentati stamattina, in conferenza stampa all’Institut Français di Palermo (Cantieri Culturali della Zisa) il tema e il programma dell’edizione 2022 del Festival Internazionale Dissidanza, diretto dal coreografo e danzatore Giovanni Zappulla,

che ha partecipato insieme all’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Giampiero Cannella, al direttore dell’Institut Français di Palerno, Eric Biagi e al manager culturale Dario Ferrante.

Saranno quattro i paesi coinvolti (Italia, Francia, Polonia e Austria), in un programma esplorativo e condiviso, allo Spazio Tre Navate dei Cantieri Culturali alla Zisa, venerdì 21 e sabato 22 ottobre.

 

“Il Festival Internazionale Dissidanza è un’iniziativa di pregio, che merita l’attenzione dell’amministrazione comunale – afferma Giampiero Cannella, assessore alla Cultura del Comune di Palermo -  e che si inserisce in una molteplicità di eventi che arricchiscono il panorama culturale della nostra città. La cifra di Dissidanza è l’originalità e la partecipazione del pubblico, che verrà direttamente coinvolto”.

 

“La connessione tra territorio e danza contemporanea apre una riflessione molto articolata su come il pubblico si avvicina a questo mondo. In questi anni – dice Giovanni Zappulla - la compagnia che dirigo ha viaggiato parecchio, facendo parte di importanti progetti europei. Come avvicinare i luoghi, le persone che li abitano, alla danza è oggetto di indagine che stiamo portando avanti insieme ai nostri partner. Gli spettatori non possono essere una parte secondaria, come è stato per troppo tempo, hanno importanza nel processo creativo che è sorpresa, scoperta. E Palermo ha tutte le carte di regola per diventare un polo internazionale della danza contemporanea”.

 

“Siamo felici di sostenere anche per questa seconda edizione il Festival internazionale Dissidanza, diretto da Giovanni Zappulla - afferma il direttore dell’Institut Français di Palermo, Eric Biagi –  e possiamo dire con orgoglio che neanche la pandemia ha fermato la nascita e lo sviluppo di questo progetto. Oggi siamo doppiamente soddisfatti per la presenza di ben due compagnie francesi e perché Dissidanza allo Spazio Tre Navate contribuirà a rendere l’offerta culturale dei Cantieri sempre più ricca”. 

 

“Collaboro con Giovanni Zappulla e la sua compagnia da 15 anni. E posso dire con cognizione di causa che il Festival Dissidanza è un’ottima notizia per Palermo – afferma il manager e direttore culturale Dario Ferrante – in termini di sostenibilità, di apertura alle altre realtà e anche per riportare la gente alla cultura con un respiro internazionale”.

 

I temi, i protagonisti, le esplorazioni danzate

 

Dissidanza aprirà i battenti venerdì 21 ottobre alle 19.30 allo Spazio Tre Navate (Cantieri Culturali della Zisa) con un evento che è insieme una rassegna di videodanza e un’azione che coinvolge pubblico, danzatori, giornalisti e tutti quanti vogliano partecipare. Si chiama Viral Visions Multiplier Event e prende le mosse dal progetto europeo Viral Visions, che ha visto la compagnia Zappulla Dmn, unica italiana, confrontarsi con partner da tutto il continente su come il pubblico recepisce la danza contemporanea, su come formare e attirare nuovi spettatori e avvicinarli a un mondo che non può più permettersi di essere autoreferenziale.

Le immagini lasceranno infatti presto il posto a una conferenza ludico-sperimentale che sarà insieme un’intervista collettiva e un gesto danzato condiviso: una sperimentazione aperta che unisce movimento, parole e video e che confluirà nel progetto Viral Visions.

“Vogliamo aprire questa edizione di Dissidanza abbattendo la quarta parete – dice il direttore artistico, Giovanni Zappulla – quella che separa il danzatore e il pubblico  in nodo definitivo, determinando uno scollamento spesso irreversibile tra chi sta di qua e

chi sta al di là del palcoscenico. Se vogliamo che il pubblico sia coinvolto, insomma, sta a noi fare il primo passo”.

 

Alle 20.45, sempre allo Spazio Tre Navate, aprirà le performance la

Silence della compagnia Artgarage di Pozzuoli (coreografia, istallazione e costumi Emma Cianchi; concept Emma Cianchi e Dario Casillo; live Sound design Dario Casillo ed Eugenio Fabiani; video creazione Gilles Dubroca).

Uno spazio bianco, ampio, silenzioso, definito dalle azioni dei performer intenti a percepire sé stessi in relazione all'altro. Un continuo cercarsi e sorreggersi fatto d’intrecci vorticosi e dinamiche crescenti, un flusso di danza elegante e potente, ma allo stesso tempo dolce e raffinato, dà vita al suono.

La coreografia crea un paesaggio sonoro che interagisce e sorprende, i movimenti incontrano suoni sempre differenti.

 

A seguire, ecco la Compagnia Zappulla DMN di Palermo, con Memories from the future(coreografia Giovanni Zappulla; danzatrici Annachiara Trigili, Roberta D’Ignoti e Roberta Xafis; musica 7ª Sinfonia in La maggiore op.92 di Beethoven)

Uno spettacolo creato per essere una credibile rappresentazione visiva della sinfonia di Beethoven, intrecciando il movimento alla partitura musicale come se ne facesse parte. Tre donne, legate da una relazione che è dato allo spettatore immaginare, vivono un percorso emotivo scandito in quattro momenti che corrispondono ai quattro movimenti della sinfonia. In questo tempo sono chiamate a viaggiare nella profondità della propria coscienza: dal ricordo personale a ciò che questo implica a livello subconscio, dalla presa di consapevolezza dei meccanismi invalidanti alla ricerca dell’estasi dell’unione mente-corpo.

 

 

Tre gli spettacoli in scena per il secondo e ultimo giorno del Festival Internazionale Dissidanza. Venerdì 22 ottobre alle 20.45, ancora allo Spazio Tre Navate, aprirà la Compagnia Vialuni  di Ajaccio (Francia) con Terre-Ciel/Percée (coreografia- concept: Michèle Ettori e Fabien Delisle).

Siamo di fronte all’infinito: la storia di tutte le isole. Due personaggi sognano sul Mediterraneo, tentativo poetico di collegare attraverso l’immaginario, in cui il gesto danzato accorcia le distanze con quello che ci è estraneo.

 

Segue lo spettacolo della compagnia polacca Hotelhoko, movement makers collective (Varsavia) con Extinction: REplay (concept, regia, drammaturgia e costumi Agata Życzkowska; coreografia Agata Życzkowska e Mirek Woźniak; performance Agata Życzkowska, Mirek Woźniak e Karina Szutko; musica Agata Życzkowska e Karina Szutko).

Estinti dal mondo: la tigre del Caspio, la pantera della nebbia taiwanese, il leopardo dell'Amur, lo squalo bruno. Extinction: Replay  è una coreografia blu per tre corpi. Uno sguardo ottimista al futuro del nostro pianeta: alcuni di noi sopravviveranno.

La performance tocca i temi della paura di scomparire dalla Terra e di come sopravvivere vivendo in gruppo.

 

Chiude l’edizione 2022 di Dissidanza la Francia con Playlist, assolo della Compagnia Pedro Pauwels di Montauban (concept e interpretazione Pedro Pauwels; coreografie Hafiz Dhaou e Aïcha M’Barek, Richard Adossou, Eléonore Didier, Anthony Egea, Jean Gaudin, Sylvain Groud, Marcos Malavia, Béatrice Massin, Fabio Lopez; creazione luci Emmanuelle Staüble; costumi Marie-Christine Franc).

Playlist inizia con una semplice domanda: quale canzone ha segnato la tua adolescenza?

La scrittura: la canzone, le sue parole, la sua coerenza, la sua costruzione musicale, tante componenti che spesso tendiamo a immaginare semplici, se non semplicistici. Tuttavia, in un'opera di creazione coreografica contemporanea, trovare la giusta distanza per non essere nella parodia, la patina, la narrazione, non è qualcosa facile. Il significato delle parole ma anche la temporalità (una durata di pochi minuti) rendono l'esercizio più complesso: come trovare i componenti coreografie corrette in così poco tempo? Come trovare il tuo posto creatore in una costruzione già forte di significato? Come porsi davanti a un «oggetto popolare», senza cadere nel populismo?

 

Il Festival internazionale Dissidanza è supportato dalla Commissione Europea, dall’assessorato alle Culture del Comune di Palermo e dall’Institut Français di Palermo.

Niko Pandetta condannato, Tirrito (CO.G.I): “Serve una legge ad hoc”

Pandetta ha nel suo repertorio “testi a favore della mafia” e per questo si è visto annullare numerosi concerti . Frasi inneggianti a “Zio Turi”, messaggi fuorvianti e fortemente diseducativi che fanno esplicito riferimento ad azioni criminose e contesti delinquenziali tipici di organizzazioni criminose di stampo mafioso.

“Siamo sempre più convinti – commenta la notizia della conferma della pena Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato Collaboratori di Giustizia – che questo esponente neomelodico rappresenti un modello diseducativo per i tanti giovani che lo seguono e che sia necessaria una legge ad hoc contro chi appoggia in questo modo la mafia”.

Quattro anni di carcere  per Niko Pandetta: la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali del trapper siciliano. Diventa quindi definitiva la condanna per spaccio di droga per il cantante, nipote del boss Turi Cappello.

E Niko Pandetta ha fatto parlare di sé anche  per una rissa con sparatoria avvenuta all’esterno di una discoteca di Catania, nella zona del porto. Per quella vicenda il trapper è finito nel registro degli indagati: secondo l’accusa il cantante, in seguito ad uno show bloccato, avrebbe fomentato uno scontro tra due gruppi di giovanissimi legati ai clan mafiosi.

Amici del Libro al Salinas

La Mennulara, Mennù per chi la conosceva bene: o credeva di conoscerla. Il notaio, il prete, il portiere, il medico, il direttore delle Poste: tutti conoscevano Rosalia Inzerillo, che già ragazzina andò a servizio degli Alfallipe, divenendo ben presto la “cassiera” della famiglia, quella che investiva a dovere il patrimonio e lo faceva anche per sé. Quando vent’anni fa Simonetta Agnello Hornby mise mano a La Mennulara (Feltrinelli) mai avrebbe pensato ad un tale successo: palermitana e di nobile casato, è cresciuta con frequenti scorribande nell’Agrigentino dove passava l’estate. Poi la laurea in legge e il trasferimento a Londra dove è diventata uno dei primissimi avvocati ad occuparsi di casi di violenza domestica. Eppure Simonetta Agnello Hornby il pallino della scrittura l’ha tenuto sempre serbato, balzato fuori quando di anni ne aveva già 57: lo racconterà lei stessa in questa che è una festa di compleanno a tutti gli effetti.

Mennularaforever storia di un romanzo tradotto in 19 lingue e 23 Paesi nel mondo: domani (domenica 16 ottobre) alle 12, una matinée con la scrittrice e con la storica e giornalista Amelia Crisantino. L’occasione, nell’Agorà del Museo archeologico Salinas, è data dal secondo appuntamento di “Amici del libro al Salinas”, rassegna ideata da Lia Vicari, già direttrice della libreria Feltrinelli di Palermo, e da Caterina Greco,  direttrice del museo archeologico, realizzata in collaborazione con CoopCulture. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

 

Amici del libro al Salinas proseguirà  il 27 ottobre, alle 18, con il giornalista Marcello Sorgi con “Mura la scrittrice che sfidò Mussolini” (Marsilio); il 10 novembre, il regista Roberto Andò presenterà con Salvatore Ferlita, il volume scritto a quattro mani “Il piacere di essere un altro” (La Nave di Teseo); il 13 novembre, una nuova matinée: Giosuè Calaciura presenta il suo “Una notte” (Sellerio) seguito l’1 dicembre da “L’isola nuova. Trent’anni di scrittura in Sicilia” antologia che sarà presentata da Gaetano Savatteri. La rassegna si chiuderà il 6 dicembre con Giovanna Calasso che parlerà di “Viaggio in Sicilia di Ibn Jubayr” (Adelphi), lo sguardo sull’isola di un viaggiatore musulmano del XII secolo.

 

La rassegna è stata organizzata dal Museo Archeologico regionale Salinas, in collaborazione con CoopCulture; promossa da Assemblea Regionale Siciliana, Comune di Palermo, Banca Agricola Popolare di Ragusa, CulTurMedia,  Zonta Club e Cronache Di Gusto.

 

 

CALENDARIO

 

16 ottobre       | Simonetta Agnello Hornby  La Mennulara forever (Feltrinelli, 2002)

27 ottobre       | Marcello Sorgi  Mura la scrittrice che sfidò Mussolini (Marsilio) - diretta in homepage

10 novembre | Roberto Andò e Salvatore Ferlita Il piacere di essere un altro (La Nave di Teseo)

13 novembre | Giosuè Calaciura Una notte (Sellerio)

01 dicembre   | L’isola nuova. Trent’anni di scrittura in Sicilia (Sellerio) con Gaetano Savatteri - diretta in homepage

06 dicembre   | Viaggio in Sicilia di Ibn Jubayr a cura di Giovanna Calasso (Adelphi) - diretta in homepage

 

Leonarda Cianciulli e Jeffrey Dahmer, a Novembre prosegue la Rubrica sui crimini seriali di Radio Time.

Proseguirà a Novembre 2022 la Rubrica di Radio Time curata dalla dottoressa Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e scrittrice di Palermo, e dedicata ai crimini seriali con la discussione dei casi di Leonarda Cianciulli, nota come la saponificatrice di Correggio, e di Jeffrey Dahmer.

I giorni sono già fissati nei due Martedì, 15 e 29 Novembre, a partire dalle ore 12,05. Per seguire la diretta è sufficiente collegarsi al link www.radiotime.it.

Possibilità di porre domande in diretta allo specialista attraverso il numero whatsapp dedicato 338 6252521.

Di seguito una breve anticipazione dei contenuti. Leonarda Vincenza Giuseppa Cianciulli è stata una serial killer italiana. È passata alla storia come "la saponificatrice di Correggio" per aver ucciso tre donne, da lei poi sciolte nella soda caustica, così come avviene nel processo per la produzione del sapone.

Jeffrey Lionel Dahmer è stato un serial killer e militare statunitense. Conosciuto anche come "The Milwaukee Cannibal" o "The Milwaukee Monster" fu responsabile di diciassette omicidi effettuati tra il 1978 e il 1991 con metodi particolarmente cruenti.

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MUSICAL CHICAGO

Noir, commedia e musical. “Chicago”, uno dei titoli del teatro musicale più rappresentati in tutto il mondo, e a Broadway da ben 35 anni, approda a Palermo per la prima volta con la regia di Saverio Marconi, re del Musical italiano. Danze iconiche, musiche travolgenti a ritmo di jazz, una satira pungentissima su quanto è mutabile l’opinione pubblica sotto l’influenza dei media e su come può essere spettacolarizzato un delitto. Il musical - con i testi di Frank Ebb, le musiche di John Kander, la sceneggiatura di Frank Ebb e Bob Fosse - andrà in scena il 14, 15 e 16 ottobre al Teatro “Al Massimo”. Sul palco il cast della Performing Arts School, che da 11 anni porta la formazione di Broadway in Italia.

Il delitto trasformato in spettacolo, ma anche la mostruosità di determinate abitudini che diventano ‘normali’ semplicemente perché vengono sdoganate dai media. Basato sull’opera di Maurine Dallas Watkins, nell'adattamento di David Thompson, “Chicago” parla di eccessi. Ambientato negli anni ’20, il musical racconta la storia di Roxie Hart, ballerina di un nightclub sposa del buon Amos, che finisce nei guai per un delitto passionale. Qui inizia la rocambolesca ascesa dell’aspirante diva, tra colpi di scena ed esilaranti scambi di battute a ritmo di jazz. L’anti-eroina del musical incontrerà l’avvocato Flynn, la stella Velma Kelly - incarcerata anch’essa per passione ed alla ricerca di fama, fortuna e assoluzione proprio come lei - e tanti altri personaggi in un intreccio vorticoso di storie che si concatenano.

"Uno spettacolo attualissimo – commenta Luigi Milazzo della Performing Arts School, che fortemente ha voluto portare questo grande spettacolo nel capoluogo siciliano - mai come adesso. Sono cambiati i media ma non sono cambiati i risultati che questi hanno sulle masse". 

A lavoro da più di un mese, nelle mani sapienti del Maestro Saverio Marconi - affiancato da Davide Nebbia -, i ragazzi diplomati nella scuola di Viale delle Alpi provano e riprovano lo spettacolo per otto ore ogni giorno. «Se non hai degli interpreti eccezionali – spiega il regista – “Chicago” non può andare in scena. Qui ho trovato gli interpreti giusti. I ragazzi sono bravissimi, i ruoli sono molto difficili e impegnativi ma a fine giornata la soddisfazione è tanta». La direzione musicale è della vulcanica Marzia Molinelli, già presente nell’edizione 2015 di “Sister Act” (diretta dallo stesso Marconi), direttrice della scuola e produttrice.

Biglietti:

- Intero* 20 euro

- Ridotto e convenzioni 15 euro

*domenica sera alle 21:00 per ogni biglietto intero 6 euro saranno devoluti alla missione di alfabetizzazione di Roccella e Sperone grazie al

cospicuo aiuto di Livia onlus.

Per informazioni e prenotazioni:

• mail: info@accademiapas.it

• botteghino: Teatro Al Massimo

• Tickettando.it

 

 

Regionali, D’Agati corre con Armao INTERVISTA

L’imprenditore villabatese che si è ribellato alla mafia Domenico D’Agati, candidato alle regionali per Gaetano Armao presidente, ai nostri microfoni spiega la sua scelta e i suoi obiettivi.

 

Quali propositi ti portano a restare a Villabate dopo quello che ti è successo?

Sostanzialmente l'affetto che nutro per questo paese, sono nato qua e sono nato nel momento in cui questo paese era fiorente e splendido. Certamente il territorio è cambiato in questi anni in negativo e purtroppo ha vissuto le vicissitudini di quello che è stato definito il triangolo della morte e quindi di mafia, anche io ho subito le minacce della mafia e mi sono ribellato denunciando. Sarei potuto anche andare via ma sono qui per cercare comunque di costruire qualcosa di positivo, di ritornare anche il mio lavoro e sono qui anche per sollecitare tutte quelle persone che in silenzio oggi ancora subiscono.

 

Cosa manca questo territorio cosa non è stato fatto in questi anni?

In questo territorio manca un po' tutto, mancano le infrastrutture, mancano i servizi, manca una programmazione. Si sono succedute tantissime amministrazioni, abbiamo subito due commissariamenti per mafia, ma questo comune non ha mai avuto la lungimiranza di programmare il futuro. Siamo un paese che non ha più una sua identità. Questo paese è messo in un territorio splendido, agganciato al territorio esterno con tutta la viabilità possibile e intanto siamo rimasti talmente indietro e senza programmazione che oggi possiamo dire che è un paese che sopravvive soltanto, non ci sono più zone di sviluppo interno come l'artigianato, le attività sportive e i collegamenti che si potevano fare non si sono fatti: il centro del mercato ortofrutticolo poteva essere rimodernato e allestito in maniera molto più produttiva anche per un commercio che venisse dall'esterno ma non si è programmato niente c'è una comunità che vive soltanto di emergenza e questo è un brutto segno.

 

Cosa faresti a sostegno di questo paese, quali sono le priorità?

Soprattutto bisogna lavorare sulle infrastrutture, riportare all’interno del territorio l’artigianato, un nuovo sviluppo al mercato ortofrutticolo, vorrei vedere una comunità che va in piazza c’è un paese dove le disattenzioni dell’amministrazione restano nel silenzio di chi dovrebbe chiedere resta in silenzio.

 

Cosa chiedi ai villabatesi?

In un momento di elezioni non posso che chiedere il voto, un voto per chi questa cittadina ha voluto difendere dalla mafia e dalla cattiva amministrazione. Dobbiamo credere ancora che si possa ribaltare la situazione, non disperdiamo il voto con chi non conosce il territorio costruiamo un futuro migliore.

 

Sei consapevole che è difficile realizzare il tuo progetto, cosa ti spinge a continuare a crederci?

Mi spinge la consapevolezza che ci sono le persone per bene, le nuove generazioni devono vivere di diritti e doveri. Bisogna sovvertire le cose con l’impegno per la legalità, un territorio cresce se crescono umanità e lealtà, chiedo a chi è sfiduciato di credere che un passo alla volta possiamo riprenderci la dignità di vivere il nostro territorio senza chiedere niente a nessuno.

I volontari dell’associazione Chirone di Messina tornano dalla missione in Madagascar Prevista a Milazzo (Messina) il 17 settembre alle ore 11:00 la conferenza stampa a Palazzo D’Amico di via Marina Garibaldi 153.

La pianta della solidarietà non smetterà mai di dare il suo frutto finché verrà riconosciuto il sacrificio degli uomini generosi e l’unione degli intenti sosterrà anche il compimento di azioni benefiche e solidali. È per questo che, tra le associazioni onlus delle provincia, l’associazione Chirone di Messina presieduta dal dr. Oculista Antonino Rizzotti, rende partecipe la collettività dell’ultima missione sanitaria gratuita e volontaria compiuta da qualche giorno e dopo tre anni di fermo pandemico, quale riserva del seme della cura.

Di rientro dal continente africano, affinché la missione  possa essere seme di concreta azione umanitaria, i 4 volontari dell’associazione Chirone di Messina, dottori Antonino Rizzotti, Giovanni Chillè, Salvatore Bellino e Federico Di Mauro, in una conferenza indetta a Milazzo (Messina) per sabato 17 settembre 2022 alle ore 11:00 presso Palazzo D’Amico di via Marina Garibaldi 153, incontreranno la stampa per rendere partecipe la cittadinanza e i sostenitori, dell’esperienza dal grande valore solidale e benefico appena conclusa a Tuléar, provincia sud-occidentale del Madagascar.

L’Associazione Chirone, nata nel 1989, si autofinanzia grazie al contributo del 5 per mille, alle donazioni di ditte farmaceutiche, di fondazioni benefiche e da più di 25 anni si occupa di attività sanitaria gratuita e volontaria nei paesi in via di sviluppo realizzando in particolar modo missioni oftalmologiche in Africa, come in Eritrea, Nicaragua, Kenya e Costa D’Avorio. A portare avanti l’associazione con determinazione, il presidente, Dr. Oculista Antonino Rizzotti, il resp. relazioni esterne, Dr Christian Asaro e il portavoce del presidente Dr. Antonino Denaro. L’evento ha il patrocinio del Comune di Milazzo.

 

Il progetto solidale, supportato nel tempo, vuole essere uno strumento organizzativo per chi sente il bisogno di concretizzare la solidarietà con uomini e popoli provati dal sottosviluppo. Un pensiero viene rivolto al sig. Giacomo Caprí che è stato anima e pilastro dell'Associazione lasciando nelle precedenti missioni grande entusiasmo, gioia e umanità.

13 SETTEMBRE IN MEMORIA DI NORMAN ZARCONE

Gentile colleghe e colleghi, vi inoltro questa nota di Claudio Zarcone, padre di Norman, giovane dottorando di Palermo, giornalista, musicista e compositore morto il 13 settembre del 2010 quando per protesta con alcuni "Baroni" universitari si suicidò lanciandosi dal settimo piano della facoltà di filosofia di Palermo.
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“È UN OMICIDIO MAFIOSO DI STATO VISTO DA TUTTI” – 13 SETTEMBRE IN MEMORIA DI NORMAN CONTRO LA MAFIA DELLE BARONIE UNIVERSITARIE, NEL DODICESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

Il padre del dottorando invoca l’applicazione dell’articolo 416 bis del Codice penale (*)

 
Palermo, 10 settembre 2022 - Sono passati dodici anni da quando Norman Zarcone, mio figlio, sangue e carne del mio corpo, anima della mia anima, ha deciso di ‘scegliere diversamente’ in segno di protesta contro il sistema delle baronie universitarie, tristemente note per la loro emulazione dell’appartenenza mafiosa.
Infatti forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e omertà  sono i presupposti nefandi che reggono il baronaggio, sistema associativo e omertoso che assoggetta e intimidisce: quindi mafioso.
Era il 13 settembre 2010 quando Norman, due lauree con 110 e lode in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione e in Filosofia e Storia delle idee, dottorando il Filosofia del Linguaggio (senza borsa), musicista, compositore, giornalista e bagnino d’estate, decide di autoinfliggersi la morte per fare ascoltare la propria voce, per dire ‘no’ alle logiche  di sottomissione, alle clientele, alle genealogie accademiche. Nell’urlo accusatorio (ancora purtroppo inascoltato) di mio figlio contro i “padroni del Sapere” e i “mafiosi di Stato”, c’è tutta l’ingiustizia della quale è capace questa Italietta ipocrita, generatrice di un sistema malato, deviato, che non tentenno a definire  di stampo mafioso.
Mio figlio è morto nel 2010, ma muore anche oggi, muore ogni giorno perché lo Stato, questo Stato nel quale credo e nel quale ha creduto Norman, troppo spesso diventa complice guardando da un’altra parte. Troppi silenzi, troppa ipocrisia di Stato per un omicidio di Stato.
Sfortunatamente ho notato che in Italia si tende a identificarsi più col carnefice, che con la vittima. Ecco perché con l’Associazione culturale che prende il nome di mio figlio lotteremo sempre contro la mafia che legge Orazio e Aristotele. Lo faremo scrivendo, lo faremo sul web, lo faremo oralmente per strade, bar, circoli; lo faremo suonando: con la musica di Norman. Sono stanco di sbattere contro la putrida coscienza di imbroglioni istituzionali che si sentono forti della loro impunità: quando lo Stato si comporterà da Stato e applicherà l’articolo 416 bis del Codice penale? Troppi falsi libertari nelle istituzioni, troppi collusi, servi e complici mendicano la scena, troppi impostori riconosco fra le vestali del mondo genuflesso – il loro mondo – da vivere a novanta gradi. Ricorreremo pertanto alla “violenza” della musica di Norman e della memoria .


* Art. 416 bis  del Codice Penale

«L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, ovvero per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri»

CARMELA RIZZUTO ALLA SWISSARTEXPO ART FESTIVAL DI ZURIGO | STAZIONE CENTRALE DAL 24 AL 28 AGOSTO 2022

Per la quarta volta nella sua storia, lo SWISSARTEXPO Art Festival si svolgerà a Zurigo dal 24 al 28 agosto 2022. La grande novità di questa edizione è l’apertura gratuita al pubblico.

Sono centinaia gli artisti selezionati dagli organizzatori e provenienti da tutto il mondo, che presenteranno la loro arte nella hall della Stazione centrale di Zurigo, tra i quali la fotografa palermitana Carmela Rizzuti.

Oltre alle opere d'arte tradizionali, ci saranno molti pezzi interessanti e unici che utilizzano la tecnologia digitale, le nuove tecnologie informatiche e strumenti innovativi e originali.

Il programma prevede eventi artistici e tour.

La mostra è organizzata dalla start-up svizzera ARTBOX.GROUPS GmbH, fondata nel 2016 dall’“artista della motosega” Patricia Zenklusen e dalla sua famiglia, e l'obiettivo è mostrare l'arte di artisti giovani e emergenti provenienti da tutto il mondo.

SWISSARTEXPO è un evento unico in Svizzera che sa mettere insieme l'arte classica con le nuove tecnologie come la realtà virtuale e, come spiega Patricia Zenklusen: “In particolare nel mondo digitalizzato di oggi, riteniamo essenziale che gli artisti non rimangano legati alle forme tradizionali di esposizione. Il mondo digitale, che si tratti di Internet, delle presentazioni digitali o della realtà virtuale, offre diverse possibilità e opportunità di cui gli artisti dovrebbero sicuramente trarre vantaggio”.

 

Carmela Rizzuti, a Zurigo per partecipare all’evento, ci dice: «Swissartexpo è un evento importante perché è situato presso la stazione centrale di Zurigo ed è vista da oltre 80.000 visitatori al giorno, è una delle sale più visitate d’Europa. La mostra è interessante perché presenta un ampio spettro di artisti nazionali e internazionali provenienti da tutto il mondo con una grande varietà di background e stili mantenendo un alto livello qualitativo ove io mi posso confrontare e nello stesso distinguermi per lo stile e professionalità. Per me è una grande soddisfazione essere arrivata fino a qui perché è il frutto di un percorso di studi e di esperienze formative dove il mio essere pittrice e fotografa hanno raggiunto un unico linguaggio di espressione e comunicazione.»

 

In questi giorni di fine agosto, chi attraverserà la stazione centrale di Zurigo tra il 24 e il 28 agosto, avrà l’occasione di visitare questa mostra d'arte il cui accesso è gratuito. Chi non potesse visitarla di persona, potrà fare un tour virtuale di SwissArtExpo qui:

https://youtu.be/2Zz6TGH7PGI

 

https://www.swissartexpo.com/virtual-tour

SERIAL KILLER E CRIMINI MEDIATICI, A SETTEMBRE AL VIA LA RUBRICA DI RADIO TIME DEDICATA AI CRIMINI SERIALI.

Chi sono i serial killer? Quale passato li contraddistingue? Cosa si intende per movente?

Quali le possibilità di recupero nelle storie di alcuni dei serial killer più celebri della storia come Ted Bundy, Leonarda Cianciulli, Jeffrey Dahmer?

Questi alcuni dei temi oggetto di dibattito nella nuova rubrica in onda su Radio Time a Settembre 2022, denominata Rubrica sul "Crimine seriale".

I primi due appuntamenti della Rubrica sono stati fissati Martedi 13 e Martedi 27 Settembre con i due temi introduttivi, definizione del termine serial killer e disamina della sua peculiare infanzia, con riferimento alla triade di Macdonald, e il noto caso di Ted Bundy. Cura la rubrica Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, già ideatore della Rubrica sul ciclo di vita, andata in onda fino al luglio scorso sulla stessa Radio.

La Rubrica proseguirà fino al Luglio 2023, con la discussione di alcuni casi criminosi tuttora in discussione e ancora in attesa di giudizio attraverso le sentenze previste dall'ordinamento giudiziario.

ANASTASIIA KOLIBABA, MOSTRA SUR24, PALERMO, CAVALLERIZZA DI PALAZZO SANT'ELIA. COMUNICATO STAMPA E CONSIDERAZIONI DI “VIAGGIO”

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, scrittrice.

E’ stata inaugurata lo scorso giovedì 21 luglio alle ore 18,30 la mostra di fine residenza dell'artista ucraina Anastasiia Kolibaba (Odessa, 1994), visitabile fino al 31 agosto presso la Cavallerizza di Palazzo Sant'Elia. Il primo Programma di residenze per artisti italiani e internazionali della Fondazione Sant'Elia, a cura di Giusi Diana, realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana di Palermo, è finalizzato a favorire la mobilità internazionale degli artisti e a valorizzare le espressioni più attuali dell'arte contemporanea.

Nella settecentesca ex Cavallerizza di Palazzo Sant'Elia, uno spazio a tre navate caratterizzato dalle eleganti colonne grigie in pietra di Billiemi e dalle volte a crociera, sono allestiti una serie di dipinti olio su tela, una serie di sculture in argilla cruda e un’installazione pittorica e oggettuale. Tutte le opere, tranne in un caso, sono state realizzate da Anastasiia Kolibaba a Palermo, su invito della Fondazione Sant'Elia, nel corso della residenza artistica e umanitaria, in seguito all'invasione russa in territorio Ucraino del 24 febbraio 2022; da qui la data indicata nel titolo della mostra, concepita dall’artista nella sua nuova, straniante e surreale (l’abbreviazione SUR nel titolo) condizione di esule a causa della guerra.

Il Sindaco Metropolitano Professore Roberto Lagalla dichiara: "E’ con grande piacere che la Città Metropolitana di Palermo ha contribuito, in collaborazione con la Fondazione Sant’Elia, alla realizzazione di questa mostra, ospitata nella Cavallerizza di Palazzo Sant’Elia. L'artista ucraina Anastasia Kolibaba è stata ospitata in residenza a Palermo durante questi mesi terribili che sta vivendo il suo Paese, e la mostra di fine residenza è il racconto dei tempi tragici che stiamo vivendo".

Kolibaba dichiara: “La mostra rappresenta per me uno studio dell'impatto della guerra sui processi socio-culturali e sul cambiamento della percezione dell'immagine del mondo, sia a livello personale che sociale, quando la consapevolezza della propria mortalità, la paura animale, la volontà di sopravvivere ci obbliga a cambiamenti radicali, offuscando il confine tra metafora e realtà. Osservo il ritorno di simboli e immagini da un primitivo passato, apparentemente dimenticato”.

La Residenza ha avuto come sede Palazzo Sant'Elia, splendido esempio di architettura tardo barocca siciliana. Le opere in mostra vivono pertanto anche delle suggestioni estetiche offerte dalla magnificenza del Palazzo, con i suoi motivi decorativi e iconografici tipici della cultura barocca, divenendo potente metafora di un processo di morte e di rinascita, in linea con la sua storia travagliata (è stato recuperato dall'Ex Provincia Regionale di Palermo con un attento restauro, dopo secoli di abbandono). Come racconta Giusi Diana: “Tra le opere in mostra, una delle prime realizzate dall’artista a Palermo, è un delicato Studio, un olio su carta dal titolo Rocaille, dall’omonima tipologia decorativa d’ispirazione naturale, con motivi di concrezioni marine, tipica delle architetture tardo barocche e rococò, presente anche a Palazzo Sant’Elia, un elemento che riporta idealmente l’artista alla sua città di provenienza, Odessa sul Mar Nero. La vulnerabilità della materia organica, nella nuda evidenza della carne e delle ossa esposte allo sguardo, è presente in molte delle opere in mostra, come nella doppia natura morta monocroma, un dittico caratterizzato dalla forza espressiva del colore e dalle vivide pennellate”.

Questo quanto largamente reperibile da varie fonti di informazione mediatiche; a chi, come la sottoscritta, ha avuto la possibilità di visionare la mostra, il piacere di testimoniare l’attrattiva costituita dal complesso delle opere della mostra stessa, nella loro forza in termini di vivacità di colori e attualità dei temi rappresentati. In particolare da segnalare le due opere Bomba Molotov, un ordigno incendiario, con innesco la bandiera con i colori dell’Ucraina, un simbolo forte della resistenza del popolo ucraino, utilizzato per difendersi dall’invasore, accostato immediatamente a un piccolo paesaggio dipinto, un Tramonto su una delle famose spiagge di Odessa, simbolo di gioia e amore, contrapposto alla lotta per la sopravvivenza dei civili, costretti a combattere strenuamente per una pace complessa e, a oggi, non definitivamente siglata.

Di seguito le informazioni tecniche utili per tutti gli interessati a visionare la mostra palermitana di fine residenza di Anastasiia Kolibaba, SUR24.

Date di apertura: 22 Luglio - 31 Agosto 2022; Sede: Cavallerizza di Palazzo Sant'Elia, Fondazione Sant’Elia, Palazzo Sant’Elia, Via Maqueda 81, Palermo; Orari: martedì – domenica dalle 09:00 alle 20:00

(ultimo ingresso ore 19:00); contatti telefonici e mail: +390912712061, fondazionesantelia@gmail.com, www.fondazionesantelia.it; ingresso libero.

Arte Psiche Società: il Blog della giornalista Angela Ganci. Tutti gli aggiornamenti

Il Covid 19 e le sue numerose varianti e sotto-varianti in continua identificazione fino alla più moderna variante indiana, i nuovi costanti allarmi sanitari, dal virus West Nile al fungo killer Candida Auris fino alla medusa killer Caravella Portoghese, ancora la siccità quale emergenza nazionale, con il dilagante prosciugamento paradigmatico del lago Azzurro, senza dimenticare l'allarme naturale costituito dai tornado gravanti su alcune regioni italiane maggiormente a rischio o dalla tempesta geomagnetica con incidenza sul nostro pianeta, oltre agli accordi sul grano di recente occorsi tra Russia, Ucraina e Onu. Solo alcuni dei nuovi interessanti argomenti dibattuti all'interno del blog "Arte Psiche Società" della giornalista, psicoterapeuta, scrittrice e giornalista Angela Ganci, operante a Palermo.

Un blog ricco di quesiti posti al pubblico a partire dalle notizie tratte dalle principali agenzie di stampa come ANSA o da testate nazionali come La Stampa e che beneficia di una formazione decennale nel campo della psicologia e della sociologia, con estrema attenzione a temi sociali di diversa natura e, più recentemente, a quelli legati ai conflitti russo-ucraini. Pandemia e guerra in Ucraina, temi oggetto di riflessione e commento, nelle dimensioni di una guerra legata ai crimini umanitari, alle sanzioni contro la Russia fino alla minaccia nucleare e all'excursus dei negoziati che si protraggono dal Marzo 2022, con successo altalenante.

Il blog di Angela Ganci, per tutti gli interessati, è fruibile liberamente ed è raggiungibile al link http://www.artepsichesocieta.it/, offrendo quotidianamente aggiornamenti scientificamente fondati e culturalmente stimolanti.

IL CICLO DI VITA E LA RUBRICA DELLA DOTTORESSA ANGELA GANCI. A RADIO TIME IL MESE DI GIUGNO DEDICATO ALL'ETA' ADULTA

L'adolescenza e l'eta' adulta nelle loro sfide, contraddizioni e risorse, in direzione di una piena maturità dell'età adulta, a partire da un'adolescenza densa di cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi e contraddistinta dalla ricerca di un Sé specifico, distinto da quello familiare e sorretto dal sostegno del gruppo dei pari.

Questo il nucleo tematico che sarà affrontato nella Rubrica sul ciclo di vita curata dalla dottoressa Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, ospite fissa di Radio Time, durante il mese di Giugno 2022, specificatamente Martedì 7,14 e 21 Giugno, a partire dalle ore 12,25.

In particolare lo specialista, concludendo il percorso dedicato alle caratteristiche della fase adolescenziale, si concentrerà sul giovane adulto e sulla prima età adulta, comprendente, quest'ultima, gli anni dai 25 ai 40, allorché il Sé si consolida, le relazioni sentimentali diventano stabili ed emerge il desiderio di generatività e di creazione di un proprio nucleo familiare.

Il periodo segue a quello proprio del giovane adulto, comprendente il periodo dai 18 ai 25 anni, durante il quale il ragazzo acquisisce autonomia fisica e mentale dai propri genitori, una propria identità sessuale stabile e una moralità interiorizzata. Un periodo basilare in cui si esplorano le relazioni intime vivendole come paritarie e con impegno oggettivo e reciproco e si affrontano le scelte lavorative.

Lo specialista, attraverso collegamento Skype, analizzerà i temi sopra citati, fornendo approfondimenti e chiarimenti eventualmente richiesti dagli ascoltatori e telespettatori durante la diretta.

Le puntate della Rubrica sul ciclo di Vita, di cui questi interventi rappresentano il quinto, il sesto, il settimo in ordine cronologico, con il quarto dedicato alla prima e seconda adolescenza, esploreranno l’intero arco di vita, fino alla senescenza, e termineranno a Dicembre 2022.

Radio Time è raggiungibile, per gli interessati e appassionati della tematica, al canale 15 del DT Smart TV, ai link www.radiotime.it e https://www.facebook.com/radiotime94/ ovvero utilizzando l’apposita Applicazione.

IL CICLO DI VITA E LA RUBRICA DELLA DOTTORESSA ANGELA GANCI. A RADIO TIME MARTEDÌ 24 MAGGIO 2022 SI PARLA DI PRIMA E SECONDA ADOLESCENZA

Di Angela Ganci. Psicologo, psicoterapeuta e scrittrice

L' adolescenza, delicatissima fase di passaggio verso la maturità dell'età adulta, densa di cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi e contraddistinta dalla ricerca di un Sé specifico, distinto da quello familiare e sorretto dal sostegno del gruppo dei pari. Questo il nucleo tematico che sarà affrontato dalla dottoressa Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, ospite fissa di Radio Time, Martedì 24 Maggio 2022, a partire dalle ore 12,25. In particolare lo specialista delineerà le prime due fasi dell'adolescenza e il ruolo delle agenzie educative nonché delle moderne tecnologie nella promozione del benessere dell'adolescente, dettagliandole in Prima adolescenza (10-12 anni), fase caratterizzata da un rapido accrescimento somatico e dall'inizio dello sviluppo puberale e Seconda adolescenza (13-15 anni) quando lo sviluppo somatico e puberale si completa, parallelamente alla formazione di un Sé maggiormente strutturato e all'ampliamento delle abilità sociali e delle funzioni cognitive nei termini dello sviluppo del pensiero logico-formale. Lo specialista, attraverso collegamento Skype, analizzerà i temi sopra citati, fornendo approfondimenti e chiarimenti eventualmente richiesti dagli ascoltatori e telespettatori durante la diretta.  Le puntate della Rubrica sul ciclo di Vita, di cui questo intervento rappresenta il quarto in ordine cronologico, con il precedente dedicato alla terza infanzia, esploreranno l’intero arco di vita, fino alla senescenza, e termineranno a Dicembre 2022. Radio Time è raggiungibile, per gli interessati e appassionati della tematica, al canale 15 del DT Smart TV, ai link www.radiotime.it e https://www.facebook.com/radiotime94/ ovvero utilizzando l’apposita Applicazione.

 


Arte, cinema, società, medicina, psicologia e cultura nel contributo professionale di Angela Ganci. Le tappe del “Tour Maggio-Giugno 2022”Arte, cinema, società, medicina, psicologia e cultura nel contributo professionale di Angela Ganci. Le tappe del “Tour Maggio-Giugno 2022”

Fonte: https://giornale2015.jimdofree.com/comunicati/ Arte, psicologia, medicina, società e cultura con un approfondimento sul tema del cinema quale mezzo privilegiato di trasmissione di un messaggio sociale: questo il fulcro tematico e l’impegno di Angela Ganci, attivo e competente psicologo psicoterapeuta e giornalista di Palermo. Di seguito le tappe del Tour dello specialista attraverso la terra di Sicilia, previste nei mesi di Maggio-Giugno 2022. Un tour appassionato e coinvolgente che comprende le interviste rilasciate in qualità di psicologo, gli interventi prodotti in occasione di eventi scientifici, nonché le interviste realizzate in qualità di giornalista all’interno della realtà siciliana.
SEZIONE ARTE
1. Palermo, intervista presso il MEC Museum di Palermo, architetto Giuseppe Forello (https://qds.it/mec-museum-informatica-palermo-14-maggio-2022/)
2. Palermo, intervista presso la galleria d’arte Artetika, mostra “Quando la paura mangia l’anima”, dottoressa Esmeralda Magistrelli (http://www.canaledisicilia.it/2022/05/18/quando-la-paura-mangia-l’anima-la-mostra-all’interno-dello-spazio-espositivo-artetika-a-palermo/)
3. Palermo, Palazzo Bonocore, intervista alla responsabile dottoressa Rubino, mostra “Odissea Museum – I Segreti di Ulisse tra Magna Graecia e Trinacria” (http://www.canaledisicilia.it/2022/06/03/palermo-i-segreti-di-palazzo-bonocore/)
4. Bagheria, Museum, Osservatorio dell’arte contemporanea in Sicilia, intervista al direttore Ezio Pagano (https://qds.it/osservatorio-arte-contemporanea-museo-bagheria/) 5. Cracking Art: un “museo a cielo aperto” di 40 sculture a Villa Malfitano e a Villa Trabia a Palermo – Canale di Sicilia 5. Palermo, Loggiato San Bartolomeo, intervista alla curatrice della mostra “Utopia” di Kazumi Yoshida, Paola Nicita (in fase di pubblicazione, Quotidiano di Sicilia)
SEZIONE CINEMA
1. Recensione del film “Settembre” di Giulia Steigerwalt (https://www.canaledisicilia.it/2022/05/07/settembre-il-film-dei-personaggi-in-cerca-damore/) 2. Recensione del film “Due donne al di là della legge” di Raffaele Schettino (http://www.canaledisicilia.it/2022/05/20/due-donne-al-di-là-della-legge-la-recensione-del-film/)
3. Recensione del film “Nostalgia” di Mario Martone (http://www.canaledisicilia.it/2022/05/30/nostalgia-la-recensione-del-film/)
4. Recensione del film “La doppia vita di Madeleine Collins” di Antoine Barraud (http://www.canaledisicilia.it/2022/06/06/la-doppia-vita-di-madeleine-collins-la-recensione-del-film/)
5. Recensione del cartone “Lightyear” di Angus MacLane (Lightyear: recensione del film Pixar – Canale di Sicilia)
6. Recensione del film “Hill of vision” di Roberto Faenza (HILL OF VISION: LA RECENSIONE DEL FILM – Canale di Sicilia)
SEZIONE PSICOLOGIA
1. Radio Time, intervista sui temi della terza infanzia e dell’adolescenza (https://www.youtube.com/watch?v=9IUvNBUTfLo&t=310s; https://www.youtube.com/watch?v=LJIf_TBLMw8&t=4s)
2. Pianeta Scrittura speciale “Medicina, arte e benessere”, presentazione del volume presso la libreria Mondadori di Palermo (http://www.canaledisicilia.it/2022/05/13/presentato-presso-la-mondadori-l’ultimo-volume-di-angela-ganci/)
3. Radio Time, intervista sull’età adulta (https://youtu.be/NQajLycDF2Y; https://youtu.be/Mys2lfkmqcM)
4. Congresso AIAMC in programma a Settembre 2022, Presentazione orale, accettazione abstract “Ritorno al futuro”, congresso nazionale di psicoterapia – Canale di Sicilia.
SEZIONE MEDICINA E SOCIETA’
1. Intervista presso il Centro siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo, Dottor Umberto Santino (https://qds.it/strage-di-capaci-e-lotta-alla-mafia-intervista-a-umberto-santino-e-mario-mendolia/)
2. Disturbi alimentari e postpandemia, intervista all’esperto Dr. Maurizio Bongiovanni (https://qds.it/disturbi-comportamento-alimentare-post-pandemia-sintomi-cura/)
3. Palermo, 8 Giugno 2022, Villa Riso, Convegno AUPI sullo psicologo delle cure primarie (http://www.canaledisicilia.it/2022/06/09/lo-psicologo-delle-cure-primarie-a-palermo-il-convegno-aupi-per-discutere-del-disegno-di-legge/)
4. Siracusa, 11 Giugno 2022, intervista alla Dr.ssa Rosalia Sorce, Associazione Italiana Donne Medico, sezione Siracusa, Corso ECM sui DNA (https://qds.it/disturbi-dellalimentazione-in-aumento-tra-gli-adolescenti-il-punto-dellesperta/)
5. Omicidio Elena Del Pozzo, intervista all’esperto Dottoressa Paola Iacono, Quotidiano di Sicilia (https://qds.it/la-piccola-elena-uccisa-a-coltellate-dalla-mamma-il-parere-della-neuropsichiatra/)
6. Palermo, 16 Giugno 2022, Fondazione Tricoli, Report del Convegno “Giustizia mediatica e presunzione di innocenza” (IL CICLO DI VITA E LA RUBRICA DELLA DOTTORESSA ANGELA GANCI. A RADIO TIME IL MESE DI GIUGNO DEDICATO ALL’ETA’ ADULTA – Benvenuti su giornale2015! (jimdofree.com)
Gli eventi artistici, psicologici e di carattere sociale dello specialista proseguiranno per tutto il 2022; tutti gli articoli prodotti dallo specialista sono consultabili all’interno della pagina Facebook dello Spazio PsicoBrain, diretto dallo specialista, al link https://www.facebook.com/Studio-di-psicoterapia-e-mediazione-familiare-della-drssa-Angela-Ganci-165560656850860/ e all’interno del canale YouTube dello Spazio PsicoBrain stesso al link https://youtube.com/channel/UCeOGU5RDTKtLDwmlK9MniVw).


Al via la campagna elettorale di Valeria Grasso, si parlerà di infiltrazioni mafiose nelle liste

Domani alle ore 19 presso La Braciera in Villa, in via dei Quartieri 104, avverrà l’apertura della campagna elettorale di Valeria Grasso, testimone di giustizia e candidata al Consiglio Comunale nella lista Lavoriamo per Palermo. La parte “sana” dei candidati e i loro sostenitori scendono in campo per parlare delle infiltrazioni mafiose nelle liste. “Valeria Grasso rappresenta la parte pulita di Palermo che si attiva perché chi non è sulla stessa riga si faccia automaticamente fuori da questa campagna elettorale. Viste le polemiche su alcuni dei candidati, che sostengono Roberto Lagalla come sindaco rappresentante del centro destra, dal trascorso poco trasparente è giusto avere qualcuno che faccia la differenza”, così Maricetta Tirrito portavoce del Co.G.I. (Comitato collaboratori di giustizia). E domani ad intervenire oltre  a Grasso e Tirrito  ci sarà anche Lagalla.

PRESENTATA LA CANDIDATURA DI VALERIA GRASSO

Sì è svolta ieri, 25 maggio, presso la Braciera in Villa la presentazione della candidatura di Valeria Grasso che, oltre al sostegno di tanti imprenditori palermitani che hanno denunciato la mafia e di tanti organizzatori di eventi famosi in città, ha avuto anche l’appoggio del Capitano Ultimo che è intervenuto con una chiamata in vivavoce. 
Ad introdurre l’incontro ai tantissimi intervenuti ieri presso la Braciera in Villa è stato il padrone di casa Antonio Cottone nonché presidente del Fipe Confcommercio che ha parlato di una città maltrattata che con l’impegno di Valeria Grasso si vuole fare rinascere. Poi la stessa Grasso ha spiegato il suo punto di vista: “Ho sempre difeso con i denti il mondo dell’intrattenimento. Gli organizzatori faticano per realizzare  eventi che portano risorse ma per farlo è come se andassero in guerra cercando permessi che restano imbrigliati nella burocrazia. Quando ho incontrato il professore Lagalla e abbiamo condiviso i miei impegni e la sua disponibilità di lasciarmi fare ho deciso di scendere in campo per la mia città e per mio figlio che ha deciso di ritornare in Sicilia. Chi denuncia la criminalità organizzata ha la vita segnata per sempre e sono stanca di sentire che i patrimoni immobiliari confiscati non sono utilizzati e diventano fatiscenti o punto di spaccio anziché risorse del nostro territorio. Ognuno di noi ha la possibilità, responsabilità e opportunità di cambiare le cose”. Ad intervenire poi Luca Onorato che si occupa di eventi ed ha messo in luce come a Palermo non si trovino location per sportivi ed organizzatori costretti quindi a recarsi a Messina e Catania per realizzare i propri progetti con ciò che ne consegue a livello turistico. E Maricetta Tirrito,  portavoce del Co.G.I., prendendo la parola si è detta particolarmente contenta per due motivi: “Spesso si torna a casa per cose che ci affliggono invece in questa circostanza ho avuto mandato di venire da persone che stimo e che hanno fatto la differenza nella lotta alla criminalità come il Capitano Ultimo. Dovete esserci con forza – si è rivolta Tirrito  alla platea – in questa campagna elettorale perché abbiamo la responsabilità di fare capire alla città che ha l’opportunità di cambiare e scegliere la legalità. Tutti da una parte e dall’altra della politica volevano Valeria Grasso con loro ma Valeria è una donna libera e noi dobbiamo sentirci candidati con lei. La seconda motivazione che mi rende felice è che vicino a Valeria ho trovato persone che rappresentano le attività che sono pulite e fanno la differenza come gli imprenditori Domenico D’Agati, Totuccio Testaverde e Vincenzo Montanelli”. Ha preso poi la parola Vincenzo Grasso, fratello di Valeria, imprenditore e rappresentante della categoria dei locali da ballo: “Per fare l’imprenditore - ha detto – devi per forza di cose dialogare con la politica ed è una cosa molto complessa perché non si trova ascolto o si è addirittura trattati come criminali, basti pensare che se nel tuo locale avviene un furto o una rissa l’esercizio viene chiuso perché considerato pericoloso. Salvatore Petrotta in arte Othello ha invece denunciato ai microfoni come il settore dei Dj non sia per niente tutelato e come lui sia costretto a lavorare senza contratto: “Il 23 maggio in occasione dell’anniversario di Falcone mi sono esibito al Foro Italico e anche in questa circostanza non sono stato messo in regola, ho fatto centinaia di date in questi anni e in pochissimi casi sono stato messo nelle condizioni di operare nella legalità”. Dulcis in fundo l’intervento del candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla: “Molti di voi qui presenti sono stati toccati sul piano della violenza personale ma c’è anche una gogna pubblica che fa soffrire, io mi sento come voi una persona per bene e ho sempre rifiutato ogni tentazione che avrebbe fatto pensare a dipendenza e ricatto anche semplicemente per paura di potere non essere giudicato una persona per bene. Ritengo fondamentali l’ascolto, la sostenibilità delle scelte, la partecipazione di tutti a un progetto collettivo. L’imprenditore deve essere protetto e favorito per diventare per diventare protagonista delle proposte che arrivano all’amministrazione, sento una triplice responsabilità – ha concluso Lagalla – quella della funzione istituzionale, quella di traghettare la città verso un cambiamento e terzo, essendo in una posizione un po’ eretica rispetto al pensiero dominante che mi proietta qualche ombra, quella di dimostrare di essere più degli altri. Tutto questo mi fa paura ma mi motiva allo stesso tempo”. A sorpresa poi Maricetta Tirrito ha messo in vivavoce il Capitano Ultimo che ha ringraziato Valeria Grasso: “Grazie per le battaglie che hai fatto per Palermo, per la nostra amata Sicilia e per essere scesa in campo a viso aperto per portare avanti la nostra speranza di mandare via Cosa Nostra, con l’amore e l’integrità che hai nel cuore, e che nessuno attacchi o manipoli la sua purezza perché accanto a lei ci sono milioni di italiani e combattenti, anche quelli che non ci sono più, che le dicono grazie”.

 

Exstasis, a Palermo un'esperienza Divina all'interno del monastero di Santa Caterina

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, scrittrice

"Exstasis, Diving into magic"': un letterale tuffo metaforico nel Divino, una sensazione tumultuosa che lo spettatore prova nella visione mutevole multicolore e a forti tinte, contornata dagli inconfondibili rumori di una natura fragorosa, come i suoni scroscianti della pioggia, visitabile, fino al 30 Giugno prossimo, presso il Monastero di Santa Caterina a Palermo. 
Un'occasione mistica definita da Sky Arte "spettacolare progetto immersivo" e dal quotidiano La Repubblica "Un'esperienza unica", apoteosi di luci e colori dalle tonalità del Verde, del Rosso, del Blu, a indicare il Divino e il Mondo Naturale che si susseguono davanti agli occhi, cangianti e vividi nelle loro proiezioni figurative sui muri e sul tetto del luogo sacro. Exstasis in 4k, lo spettacolo di video mapping immersivo, proiettato sulle pareti e tra i marmi della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, in piazza Bellini a Palermo, è un evento organizzato da Odd Agency in collaborazione, tra gli altri, con l'arcidiocesi di Palermo, la Cooperativa sociale Pulcherrima Res, CoopCulture, Sicily By Car e VmAgency di Vincenzo Montanelli.
Un progetto di respiro europeo,  finalista al prestigioso “Video Mapping Awards” di Lille nel 2020, Oscar internazionale che premia le migliori esperienze immersive, un’esperienza nella quale la tecnologia, piuttosto che isolare, tende a creare legami con il Mistico e con il Simile a noi. 
Ecco allora l'effetto impressionante di smaterializzazione e movimentazione di pareti e marmi della chiesa, dove luci, al limite del fluorescente, raggruppate in sfere, forme di alberi e fili abbaglianti e vorticosi, e colori, variabili in intensità e posizione sulle superfici, rendono brillanti, quasi magiche e trascendentali, le statue sacre poste al limitare della navata.
Exstasis, un'esperienza in grado di stimolare le emozioni del pubblico, incarnando l'aspirazione universale ad avvicinarsi all'assoluto, al magico, all'indicibile, un'esperienza che accoglie, nel capoluogo siciliano, i curiosi e gli amanti delle forti emozioni fino al 30 giugno 2022 (ogni giovedì, venerdì, sabato e domenica) dalle 20.30 alle 22.30, con frequenza degli spettacoli di trenta minuti. 
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito di Exstasis ovvero scrivere un'email a info@exstasis.it

Palermo. Convegno sull’inclusione al liceo Danilo Dolci

Un convegno sull’inclusione si è svolto oggi, 1 giugno, presso il liceo Danilo Dolci di Palermo. I ragazzi hanno raccontato alle tante personalità intervenute tutti i progetti svolti durante l’anno scolastico sulla solidarietà e la vicinanza ai più deboli. 
Gli alunni sono anche stati premiati con medaglie e coppe per le iniziative nelle quali si sono distinti. La realizzazione di un murales davanti la scuola e il muro della solidarietà (una parete sulla quale lasciare indumenti che non si usano più a disposizione di chi ha bisogno) tra le iniziative più vivaci e colorate, che oltre al loro valore altruistico hanno anche abbellito i locali della scuola. 
Presente oggi tra gli altri la portavoce del Co.G.I. (Comitato collaboratori di giustizia), Maricetta Tirrito, che ha molto apprezzato il lavoro dei ragazzi e li ha incoraggiati a continuare su questa strada: “Scegliete sempre la verità e la giustizia, noi abbiamo girato da poco un cortometraggio contro il bullismo che sarà al Festival di Giffoni, ognuno di noi può essere debole in un momento particolare della sua vita e il nostro compito deve essere non tacere di fronte a qualsiasi forma di ingiustizia”.

Una passeggiata a Catania | Antonino Triolo

Il 10 giugno 2022 presso la Fondazione Brodbeck di Catania alle ore 18.00 s’inaugura la prima personale catanese dell’artista belga Antonino Triolo dal titolo “Una passeggiata a Catania”, curata dagli studenti del Seminario in Progettazione Curatoriale tenuto dalla dott.ssa Valentina Barbagallo per il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania.

 

L’esposizione presenta una serie di lavori che Triolo ha realizzato, durante il soggiorno nella cittadina etnea, su vari supporti, talvolta improvvisati, raccolti all’interno di una sorta di diario di viaggio che racconta una “passeggiata” immaginaria per le vie di Catania.

 

Triolo è originario di Gand, cittadina del Belgio settentrionale, dove ha frequentato Kunsthumaniora Sint-Lucas, iscrivendosi al corso di Formazione Visiva e Architettonica. Completato questo primo percorso, si specializza presso la LUCA School of Arts in Disegno e Grafica. Durante il suo terzo anno aderisce al progetto Erasmus per trascorrere un anno a Venezia che gli fornisce numerosi spunti, inoltre, in Italia scopre i pennarelli Giotto Turbocolor che saranno per lui fondamentali per la realizzazione dei suoi lavori.  Dopo la laurea prende parte all’Erasmus+ che gli consente di svolgere uno stage con Balloon Project, grazie al quale realizza un libro per il progetto ACINQUE e questa mostra.

 

Il suo nome tradisce quello che è il suo legame con la Sicilia. Il padre, infatti, è originario di San Michele di Ganzaria, un comune in provincia di Catania e, questo, l’ha inevitabilmente influenzato.

«Attraverso la dimensione dello schizzo, del segno e della stilizzazione – come spiegato all’interno del testo curatorale - Triolo mostra di saper giustapporre il sintetismo e l’horror vacui di cui spesso si serve per rappresentare scenograficamente città e abitanti nelle forme più disparate».

 

Una passeggiata a Catania sarà visitabile fino al 18 giugno presso la Fondazione Brodbeck, istituzione, situata nel centro storico di Catania, un tempo zona industriale, che ha sede in un complesso che, alla fine dell’Ottocento, fu adibito alla produzione di liquirizia ed alla lavorazione della frutta secca, per poi essere trasformato, durante la Seconda Guerra Mondiale, in presidio militare e, infine, in sede del consorzio agrario. La trasformazione del sito in spazio d’arte ha permesso di creare un ambiente che si presta ad esposizioni e a residenze d’artista ma che, soprattutto, entra in relazione con la realtà sociale. È questa, infatti, la mission della Fondazione, quella di coinvolgere il contesto circostante in un progetto che ha a cuore l’arte contemporanea, come diritto di tutti e mezzo per trasmettere i valori di identità, tutela e inclusione.

 

 

Dopo aver seguito le lezioni, volte a fornire conoscenze teoriche e pratiche di progettazione curatoriale, gli studenti dell’Università degli Studi di Catania si sono occupati dell’intera organizzazione della mostra con la supervisione dei fondatori di Balloon Project.

LETTERA APERTA DEL FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA E BENI COMUNI LA GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATIVA DI AICA NON DEVE ESSERE OSTAGGIO DI NESSUNO; OGNUNO FACCIA CON TRASPARENZA LA PROPRIA PARTE PER LA MIGLIORE GESTIONE PUBBLICA.

Palermo lì 03.06.2022

Al Presidente dell'ATI di Agrigento, al Presidente della Assemblea dei soci Sindaci di AICA, al Presidente e al CDA di AICA, a tutte le forze sociali e sindacali, agli organi d'informazione.

LETTERA APERTA DEL FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA E BENI COMUNI 

LA GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATIVA DI AICA NON DEVE ESSERE OSTAGGIO DI NESSUNO; OGNUNO FACCIA CON TRASPARENZA LA PROPRIA PARTE PER LA MIGLIORE GESTIONE PUBBLICA.

Registriamo con forte preoccupazione una conflittualità sia tra i Sindaci della ex Provincia di Agrigento che tra gli organismi deputati ad assicurare che la gestione pubblica e partecipativa di AICA, l'Azienda Speciale Consortile di proprietà dei Comuni agrigentini nata dopo il fallimento di Girgenti Acque per le note vicende malavitose e di malagestione legate a quella infausta stagione. 

Preoccupazione amplificata da una serie di segnali che sembrano voler prefigurare un fallimento annunciato e, temiamo, auspicato da chi vorrebbe far tornare i privati a lucrare e speculare sul Bene Comune primario. Noi non lo permetteremo!!

Innanzitutto riteniamo gravissimo il fatto che l'Azienda sia ancora priva della figura del Direttore sebbene la nomina sia stata deliberata dall'Assemblea dei Sindaci; sarebbe gravissimo, se rispondesse al vero, che il Direttore nominato non può prendere servizio perchè non ha ricevuto dalla Regione il nulla osta necessario; sarebbe l'ennesimo attacco del Governo Musumeci all'Acqua Pubblica ed al rispetto della legge regionale 19/2015 vigente ricordando a tutti che:

all'art.1 si definisce l'acqua “bene comune pubblico non assoggettabile a finalità lucrative”; 

all'art.2 “la legge si prefigge l'obiettivo di definire i principi per la tutela, il governo pubblico e partecipativo della gestione delle acque... e disciplina altresì funzioni e compiti per il governo pubblico del ciclo integrato dell'acqua”;

l'art.4 comma 1 afferma che “la gestione del SII è realizzata senza finalità lucrative”. 

Grave, anche alla luce delle sentenze del TAR e del CGA promosse dalla stessa ATI di Agrigento che ha dichiarato illleggittime le tariffazioni di Siciliacque, che tutti gli organi preposti non abbiano ancora dato attuazione, mettendo in campo le azioni necessarie, al comma 5 dell'art.3 che recita: “la gestione dei sistemi acquedottistici relativi al servizio idrico integrato, dei servizi e delle opere idriche di captazione, di accumulo, di potabilizzazione e di adduzione, individuati nel piano regolatore degli acquedotti, è affidata ai gestori del servizio idrico integrato in ciascun Ambito territoriale ottimale, così come individuati al comma 1.” In soldoni significa che Siciliacque deve cedere le reti e gli impianti ad AICA, quindi risparmiare gli 11 milioni di euro per l'acquisto di acqua all'ingrosso.

Riteniamo altrettanto grave la mancata erogazione dele somme del prestito ponte regionale di 10 milioni di euro, che alcuni Comuni si ostinano a non voler girare ad AICA.

Bisonga al più presto che AICA abbia piena operatività gestionale uscendo dall'affitto del ramo d'azienda della fallita Girgenti Acque.  

Occorre che la Consulta delle Associazioni, sia costituita al più presto con le caratteristiche proprie degli organismi partecipativi  a norma di Statuto e di atto d'indirizzo dell'Assemblea di AICA, con la verifica dei requisiti di coloro che hanno fatto richiesta di parteciparvi, escludendo chi non ha partecipato al processo di ripubblicizzazione. Fuori da meccanismi e logiche di maggioranza e minoranza, ma attraverso il metodo del consenso che consenta di svolgere un ruolo di proposta, vigilanza e controllo a garanzia di una gestione pubblica efficace, efficiente ed economica.

Tutti sono chiamati in causa, ognuno deve assumere la responsabilità che gli compete con la massima responsabilità e trasparenza, attuando la legge vigente e rispondendo esclusivamente agli interessi delle comunità che amministra ed a nessun altro oscuro interesse ancora in campo, perché AICA è un Bene Comune e vigileremo nei confronti di tutti affinché possa dimostrare di poter funzionare al meglio pronti a denunciare ogni malversazione e tentazione di ritorno al passato. 

PRESUNZIONE DI INNOCENZA: IL DIBATTITO ALLA FONDAZIONE TRICOLI

di: Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, scrittrice

Si è tenuto il 16 Giugno scorso, presso la fondazione Giuseppe e Marzio Tricoli a Palermo, un interessante evento rivolto ai giornalisti proposto come momento di formazione continua obbligatoria per la categoria, incentrato sul tema della giustizia mediatica e della presunzione di innocenza e organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia in collaborazione con la Camera Penale di Palermo G. Bellavista.

Cosa si intende intanto per presunzione di innocenza?

Nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria, collegato all’articolo 27, comma 2, della Costituzione italiana afferma che «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».

E di colpevolezza e di ruolo del giornalista nel “raccontare” i fatti legati alle indagini, all’arresto o all’assoluzione si è parlato ampiamente all’interno dell’evento, enfatizzando, da più parti, il diritto di cronaca e di pubblica utilità dell’informazione, oltre che quello di tutela della persona e della sua dignità fino a sentenza di colpevolezza.

In particolare Riccardo Lo Verso, redattore presso livesicilia.it e collaboratore con il Corriere della Sera e con il Foglio, che ha aperto il suo intervento con la provocazione Il giornalista è il cattivo?

“Alla luce del fatto che i processi mediatici esistono sicuramente, mi pare improprio assegnare eccessivo potere nelle mani del procuratore della Repubblica, se il fatto è di interesse pubblico, anche perché, se questo paese è cresciuto, lo si deve a personalità quali Pippo Fava che hanno anticipato importanti indagini. Io temo di essere privato della libertà di giornalista e di dover arrivare a bussare come paradosso al citofono del Procuratore, dicendo Procuratore, oggi che notizia abbiamo?”.

Dal canto suo Clelia Maltese, G.I.P. Tribunale di Palermo, Segretario A.N.M. territoriale, mette in evidenza come esistano fatti da riportare che non devono essere per forza di rilevanza penale, come il fatto che è rilevante pubblicamente se un soggetto ha rapporti con un personaggio mafioso, a prescindere dalla rilevanza penale del fatto.

Un punto molto delicato è stato toccato da Enrico Tignini, avvocato della Camera Penale di Palermo, che ha puntualizzato come la giustizia mediatica vada oltre il processo nella misura in cui entrano in gioco altre figure come il complice, magari un soggetto coinvolto suo malgrado e per caso. Senza contare poi il ruolo dei cosiddetti leoni da tastiera che alimentano i talk shows.

Degno di nota l’intervento di Riccardo Arena, giornalista e consigliere nazionale Ordine dei giornalisti, che ha evidenziato, nella lettura di specifici articoli, come talvolta si citi l’età precisa dell’indagato, mentre a volte si resti molto sul vago nell’indicare una folta cerchia di indagati senza nominarli, all’interno di circa 400 possibili persone (dipendenti pubblici).

All’interno della cornice del fornire notizie interessanti per il pubblico infine si sono poste le stimolanti conclusioni dell’avvocato Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane.

“Il mio invito conclusivo si fonda sulle seguenti osservazioni. Non si può competere con i social, di questo bisogna prendere atto. Non si può tollerare che le TV intervistino il nonno dell’arrestato con evidenti segni di Alzheimer per sapere che ne pensa del nipote. E ancora, quanto spazio viene dedicato alla sentenza di assoluzione piuttosto che al processo? Dobbiamo evitare a tutti i costi la confusione tra indagine e sentenza; a tal proposito riporto quanto stabilisce l’Europa, ovvero che le informazioni giornalistiche non devono dare l’impressione di colpevolezza fino alla pronuncia di condanna, come deve evidenziarsi nel titolo o nell’occhiello. Anche i gravi indizi di colpevolezza restano pur sempre indizi: non dimentichiamo che l’indagato non può essere presentato come colpevole, solo così si farà un utile servizio pubblico nell’interesse della collettività”.

 

Palermo. Sequestro di beni mafiosi, Tirrito: “Sindaco scelga come gestire queste risorse”

“Il sequestro effettuato dalla Dia di beni per 20 milioni di euro - tra i quali 13 immobili - a un imprenditore di Palermo attivo nel settore dei surgelati e ritenuto funzionale alla mafia, è un'ottima notizia. Lo Stato c'è e prosegue nella strada segnata da Falcone, quella cioè di utilizzare le piste economiche sia in fase investigativa per arrivare a chi muove i fili, sia in fase repressiva per togliere disponibilità alla criminalità. Ma va fatto un ulteriore passo, e cioè quello di riassegnare i beni confiscati alla società civile, per scopi di pubblica utilità, per attività sociali che possano incidere sul territorio”. Lo afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I., il Comitato dei collaboratori di Giustizia.

“All'attività investigativa - prosegue - , va affiancata la scelta politica. Il neo sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha preso impegni seri in campagna elettorale riguardo alla lotta alla mafia. Ora è il momento di mettere in pratica le linee guida, a iniziare dalla riallocazione delle risorse un tempo mafiose e oggi a disposizione della città.

Servono dunque - come è nel suo programma elettorale - investimenti sulla città, ma occorre anche tenere alta la guardia su chi li gestirà, chi avrà l'onere e l'onore di servire la città gestendo il processo di assegnazione dei beni confiscati. Va fatta attenzione alle teste di legno, che la mafia storicamente cerca di piazzare per continuare a gestire i propri affari mettendosi il vestito buono.

Servirà uno sforzo particolare del neo sindaco – conclude Tirrito -, che dovrà coniugare l'esigenza di rapidità nell'innescare questo processo con la necessaria attenzione ai curricola e alle storie personali di chi dovrà affiancarlo in questo compito”.

Congresso nazionale di psicoterapia dal titolo “Ritorno al futuro”

Si terrà dal 30 Settembre al 2 Ottobre 2022, presso il museo diocesano di Napoli, il XVIII° congresso nazionale AIAMC di psicoterapia cognitivo-comportamentale dal titolo "RITORNO AL FUTURO

dal comportamentismo al cognitivismo andata e ritorno". 

Un momento di elevato respiro scientifico in cui esperti di estrazione internazionale si confronteranno sui temi più disparati, dall'emergenza pandemica e la sua cura alle problematiche legate alla coppia e agli esordi giovanili delle psicosi. 

In occasione dell'evento la Dottoressa Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta a orientamento cognitivo-comportamentale, presenterà un lavoro dal titolo "Salute mentale e pandemia: una proposta di rivisitazione delle

strategie di terapia cognitivo- comportamentale (CBT)". I dettagli saranno resi noti non appena disponibile il programma dettagliato dell'evento e resi noti al pubblico. 

Si allega locandina provvisoria dell'evento AIAMC 2022.

LETTERA APOSTOLICA "DESIDERIO DESIDERAVI" DI PAPA FRANCESCO

  1. Carissimi fratelli e sorelle,

con questa lettera desidero raggiungere tutti – dopo aver già scritto ai soli vescovi in seguito alla pubblicazione del Motu Proprio Traditionis custodes – per condividere con voi alcune riflessioni sulla Liturgia, dimensione fondamentale per la vita della Chiesa. Il tema è molto vasto e merita un’attenta considerazione in ogni suo aspetto: tuttavia, con questo scritto non intendo trattare la questione in modo esaustivo. Voglio semplicemente offrire alcuni spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano.

La Liturgia: “oggi” della storia della salvezza

  1. “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” (Lc 22,15). Le parole di Gesù con le quali si apre il racconto dell’ultima Cena sono lo spiraglio attraverso il quale ci viene data la sorprendente possibilità di intuire la profondità dell’amore delle Persone della Santissima Trinità verso di noi.
  2. Pietro e Giovanni erano stati mandati a preparare per poter mangiare la Pasqua, ma, a ben vedere, tutta la creazione, tutta la storia – che finalmente stava per rivelarsi come storia di salvezza – è una grande preparazione di quella Cena. Pietro e gli altri stanno a quella mensa, inconsapevoli eppure necessari: ogni dono per essere tale deve avere qualcuno disposto a riceverlo. In questo caso la sproporzione tra l’immensità del dono e la piccolezza di chi lo riceve, è infinita e non può non sorprenderci. Ciò nonostante – per misericordia del Signore – il dono viene affidato agli Apostoli perché venga portato ad ogni uomo.
  3. A quella Cena nessuno si è guadagnato un posto, tutti sono stati invitati, o, meglio, attratti dal desiderio ardente che Gesù ha di mangiare quella Pasqua con loro: Lui sa di essere l’Agnello di quella Pasqua, sa di essere la Pasqua. Questa è l’assoluta novità di quella Cena, la sola vera novità della storia, che rende quella Cena unica e per questo “ultima”, irripetibile. Tuttavia, il suo infinito desiderio di ristabilire quella comunione con noi, che era e che rimane il progetto originario, non si potrà saziare finché ogni uomo, di ogni tribù, lingua, popolo e nazione(Ap 5,9) non avrà mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue: per questo quella stessa Cena sarà resa presente, fino al suo ritorno, nella celebrazione dell’Eucaristia.
  4. Il mondo ancora non lo sa, ma tutti sono invitati al banchetto di nozze dell’Agnello(Ap 19,9). Per accedervi occorre solo l’abito nuziale della fede che viene dall’ascolto della sua Parola (cfr. Rm 10,17): la Chiesa lo confeziona su misura con il candore di un tessuto lavato nel Sangue dell’Agnello (cfr. Ap 7,14). Non dovremmo avere nemmeno un attimo di riposo sapendo che ancora non tutti hanno ricevuto l’invito alla Cena o che altri lo hanno dimenticato o smarrito nei sentieri contorti della vita degli uomini. Per questo ho detto che “sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione” (Evangelii gaudium, n. 27): perché tutti possano sedersi alla Cena del sacrificio dell’Agnello e vivere di Lui.
  5. Prima della nostra risposta al suo invito – molto prima – c’è il suo desiderio di noi: possiamo anche non esserne consapevoli, ma ogni volta che andiamo a Messa la ragione prima è perché siamo attratti dal suo desiderio di noi. Da parte nostra, la risposta possibile, l’ascesi più esigente, è, come sempre, quella dell’arrendersi al suo amore, del volersi lasciare attrarre da lui. Per certo ogni nostra comunione al Corpo e al Sangue di Cristo è stata da Lui desiderata nell’ultima Cena.
  6. Il contenuto del Pane spezzato è la croce di Gesù, il suo sacrificio in obbedienza d’amore al Padre. Se non avessimo avuto l’ultima Cena, vale a dire l’anticipazione rituale della sua morte, non avremmo potuto comprendere come l’esecuzione della sua condanna a morte potesse essere l’atto di culto perfetto e gradito al Padre, l’unico vero atto di culto. Poche ore dopo, gli Apostoli avrebbero potuto vedere nella croce di Gesù, se ne avessero sostenuto il peso, che cosa voleva dire “corpo offerto”, “sangue versato”: ed è ciò di cui facciamo memoria in ogni Eucaristia. Quando torna risorto dai morti per spezzare il pane per i discepoli di Emmaus e per i suoi tornati a pescare pesce – e non uomini – sul lago di Galilea, quel gesto apre i loro occhi, li guarisce dalla cecità inferta dall’orrore della croce, rendendoli capaci di “vedere” il Risorto, di credere alla Risurrezione.
  7. Se fossimo giunti a Gerusalemme dopo la Pentecoste e avessimo sentito il desiderio non solo di avere informazioni su Gesù di Nazareth, ma di poterlo ancora incontrare, non avremmo avuto altra possibilità se non quella di cercare i suoi per ascoltare le sue parole e vedere i suoi gesti, più vivi che mai. Non avremmo avuto altra possibilità di un incontro vero con Lui se non quella della comunità che celebra. Per questo la Chiesa ha sempre custodito come il suo più prezioso tesoro il mandato del Signore: “fate questo in memoria di me”.
  8. Fin da subito la Chiesa è stata consapevole che non si trattava di una rappresentazione, fosse pure sacra, della Cena del Signore: non avrebbe avuto alcun senso e nessuno avrebbe potuto pensare di “mettere in scena” – tanto più sotto gli occhi di Maria, la Madre del Signore – quel momento altissimo della vita del Maestro. Fin da subito la Chiesa ha compreso, illuminata dallo Spirito Santo, che ciò che era visibile di Gesù, ciò che si poteva vedere con gli occhi e toccare con le mani, le sue parole e i suoi gesti, la concretezza del Verbo incarnato, tutto di Lui era passato nella celebrazione dei sacramenti. [1]

La Liturgia: luogo dell’incontro con Cristo

  1. Qui sta tutta la potente bellezza della Liturgia. Se la Risurrezione fosse per noi un concetto, un’idea, un pensiero; se il Risorto fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli Apostoli, se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. Invece, l’incarnazione oltre ad essere l’unico evento nuovo che la storia conosca, è anche il metodo che la Santissima Trinità ha scelto per aprire a noi la via della comunione. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è.
  2. La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro. A noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. Nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata e l’emorroissa, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù che immolato sulla croce, più non muore, e con i segni della passione vive immortale[2] continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti. È il modo concreto, per via di incarnazione, con il quale ci ama; è il modo con il quale sazia quella sete di noi che ha dichiarato sulla croce (Gv 19,28).
  3. Il nostro primo incontro con la sua Pasqua è l’evento che segna la vita di tutti noi credenti in Cristo: il nostro battesimo. Non è un’adesione mentale al suo pensiero o la sottoscrizione di un codice di comportamento da Lui imposto: è l’immergersi nella sua passione, morte, risurrezione e ascensione. Non un gesto magico: la magia è l’opposto della logica dei sacramenti perché pretende di avere un potere su Dio e per questa ragione viene dal tentatore. In perfetta continuità con l’incarnazione, ci viene data la possibilità, in forza della presenza e dell’azione dello Spirito, di morire e risorgere in Cristo.
  4. Il modo in cui accade è commovente. La preghiera di benedizione dell’acqua battesimale [3]ci rivela che Dio ha creato l’acqua proprio in vista del battesimo. Vuol dire che mentre Dio creava l’acqua pensava al battesimo di ciascuno di noi e questo pensiero lo ha accompagnato nel suo agire lungo la storia della salvezza ogni volta che, con preciso disegno, ha voluto servirsi dell’acqua. È come se, dopo averla creata, avesse voluto perfezionarla per arrivare ad essere l’acqua del battesimo. E così l’ha voluta riempire del movimento del suo Spirito che vi aleggiava sopra (cfr. Gen 1,2) perché contenesse in germe la forza di santificare; l’ha usata per rigenerare l’umanità nel diluvio (cfr. Gen 6,1-9,29); l’ha dominata separandola per aprire una strada di liberazione nel Mar Rosso (cfr. Es 14); l’ha consacrata nel Giordano immergendovi la carne del Verbo intrisa di Spirito (cfr. Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22). Infine, l’ha mescolata con il sangue del suo Figlio, dono dello Spirito inseparabilmente unito al dono della vita e della morte dell’Agnello immolato per noi, e dal costato trafitto l’ha effusa su di noi (Gv 19,34). È in quest’acqua che siamo stati immersi perché per la sua potenza potessimo essere innestati nel Corpo di Cristo e con Lui risorgere alla vita immortale (cfr. Rm 6,1-11).

La Chiesa: sacramento del Corpo di Cristo

  1. Come il Concilio Vaticano IIci ha ricordato (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 5) citando la Scrittura, i Padri e la Liturgia – le colonne della vera Tradizione – dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa[4] Il parallelo tra il primo e il nuovo Adamo è sorprendente: come dal costato del primo Adamo, dopo aver fatto scendere su di Lui un torpore, Dio trasse Eva, così dal costato del nuovo Adamo, addormentato nel sonno della morte, nasce la nuova Eva, la Chiesa. Lo stupore è per le parole che possiamo pensare che il nuovo Adamo faccia sue guardando la Chiesa: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” (Gen 2,23). Per aver creduto alla Parola ed essere scesi nell’acqua del battesimo, noi siamo diventati osso dalle sue ossa, carne dalla sua carne.
  2. Senza questa incorporazione non vi è alcuna possibilità di vivere la pienezza del culto a Dio. Infatti, uno solo è l’atto di culto perfetto e gradito al Padre, l’obbedienza del Figlio la cui misura è la sua morte in croce. L’unica possibilità per poter partecipare alla sua offerta è quella di diventare figli nel Figlio. È questo il dono che abbiamo ricevuto. Il soggetto che agisce nella Liturgia è sempre e solo Cristo-Chiesa, il Corpo mistico di Cristo.

Il senso teologico della Liturgia

  1. Dobbiamo al Concilio – e al movimento liturgico che l’ha preceduto – la riscoperta della comprensione teologica della Liturgia e della sua importanza nella vita della Chiesa: i principi generali enunciati dalla SacrosanctumConcilium così come sono stati fondamentali per l’intervento di riforma, continuano ad esserlo per la promozione di quella partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa alla celebrazione (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 1114), “prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano” ( Sacrosanctum Concilium, n. 14). Con questa lettera vorrei semplicemente invitare tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana. Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia. La preghiera sacerdotale di Gesù nell’ultima Cena perché tutti siano una cosa sola (Gv 17,21), giudica ogni nostra divisione attorno al Pane spezzato, sacramento di pietàsegno di unitàvincolo di carità[5]

La Liturgia: antidoto al veleno della mondanità spirituale

  1. Ho più volte messo in guardia rispetto ad una pericolosa tentazione per la vita della Chiesa che è la “mondanità spirituale”: ne ho parlato diffusamente nell’Esortazione Evangelii gaudium(nn. 93-97), individuando nello gnosticismo e nel neo-pelagianesimo i due modi tra loro connessi che la alimentano.

Il primo riduce la fede cristiana in un soggettivismo che chiude l’individuo “nell’immanenza della propria ragione o dei suoi sentimenti” (Evangelii gaudium, n. 94).

Il secondo annulla il valore della grazia per confidare solo sulle proprie forze, dando luogo “ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare” (Evangelii gaudium, n. 94).

Queste forme distorte del cristianesimo possono avere conseguenze disastrose per la vita della Chiesa.

  1. Da quanto ho voluto sopra ricordare risulta evidente che la Liturgia è, per la sua stessa natura, l’antidoto più efficace contro questi veleni. Ovviamente parlo della Liturgia nel suo senso teologico e non certo – già Pio XII lo affermava– come cerimoniale decorativo o mera somma di leggi e di precetti che regolano il culto. [6]
  2. Se lo gnosticismo ci intossica con il veleno del soggettivismo, la celebrazione liturgica ci libera dalla prigione di una autoreferenzialità nutrita dalla propria ragione o dal proprio sentire: l’azione celebrativa non appartiene al singolo ma a Cristo-Chiesa, alla totalità dei fedeli uniti in Cristo. La Liturgia non dice “io” ma “noi” e ogni limitazione all’ampiezza di questo “noi” è sempre demoniaca. La Liturgia non ci lascia soli nel cercare una individuale presunta conoscenza del mistero di Dio, ma ci prende per mano, insieme, come assemblea, per condurci dentro il mistero che la Parola e i segni sacramentali ci rivelano. E lo fa, coerentemente con l’agire di Dio, seguendo la via dell’incarnazione, attraverso il linguaggio simbolico del corpo che si estende nelle cose, nello spazio e nel tempo.
  3. Se il neo-pelagianesimo ci intossica con la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze, la celebrazione liturgica ci purifica proclamando la gratuità del dono della salvezza accolta nella fede. Partecipare al sacrificio eucaristico non è una nostra conquista come se di questo potessimo vantarci davanti a Dio e ai fratelli. L’inizio di ogni celebrazione mi ricorda chi sono chiedendomi di confessare il mio peccato e invitandomi a supplicare la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e tutti i fratelli e le sorelle, di pregare per me il Signore: non siamo certo degni di entrare nella sua casa, abbiamo bisogno di una sua parola per essere salvati (cfr. Mt 8,8). Non abbiamo altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. Gal 6,14). La Liturgia non ha nulla a che vedere con un moralismo ascetico: è il dono della Pasqua del Signore che, accolto con docilità, fa nuova la nostra vita. Non si entra nel Cenacolo se non che per la forza di attrazione del suo desiderio di mangiare la Pasqua con noi:Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum, antequam patiar (Lc 22,15).

Riscoprire ogni giorno
la bellezza della verità della celebrazione cristiana

  1. Dobbiamo però fare attenzione: perché l’antidoto della Liturgia sia efficace ci viene chiesto di riscoprire ogni giorno la bellezza della verità della celebrazione cristiana. Mi riferisco ancora una volta al suo senso teologico, come il n. 7 della Sacrosanctum Conciliumha mirabilmente descritto: la Liturgia è il sacerdozio di Cristo a noi rivelato e donato nella sua Pasqua, reso oggi presente e attivo attraverso segni sensibili (acqua, olio, pane, vino, gesti, parole) perché lo Spirito, immergendoci nel mistero pasquale, trasformi tutta la nostra vita conformandoci sempre più a Cristo.
  2. La continua riscoperta della bellezza della Liturgia non è la ricerca di un estetismo rituale che si compiace solo nella cura della formalità esteriore di un rito o si appaga di una scrupolosa osservanza rubricale. Ovviamente questa affermazione non vuole in nessun modo approvare l’atteggiamento opposto che confonde la semplicità con una sciatta banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico.
  3. Intendiamoci: ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni rubrica deve essere osservata: basterebbe questa attenzione per evitare di derubare l’assemblea di ciò che le è dovuto, vale a dire il mistero pasquale celebrato nella modalità rituale che la Chiesa stabilisce. Ma anche se la qualità e la norma dell’azione celebrativa fossero garantite, ciò non sarebbe sufficiente per rendere piena la nostra partecipazione.

Lo stupore per il mistero pasquale:
parte essenziale dell’atto liturgico

  1. Se venisse a mancare lo stupore per il mistero pasquale che si rende presente nella concretezza dei segni sacramentali, potremmo davvero rischiare di essere impermeabili all’oceano di grazia che inonda ogni celebrazione. Non sono sufficienti i pur lodevoli sforzi a favore di una migliore qualità della celebrazione e nemmeno un richiamo all’interiorità: anche quest’ultima corre il rischio di ridursi ad una vuota soggettività se non accoglie la rivelazione del mistero cristiano. L’incontro con Dio non è frutto di una individuale ricerca interiore di Lui ma è un evento donato: possiamo incontrare Dio per il fatto nuovo dell’incarnazione che nell’ultima Cena arriva fino all’estremo di desiderare di essere mangiato da noi. Come ci può accadere la sventura di sottrarci al fascino della bellezza di questo dono?
  2. Dicendo stupore per il mistero pasquale non intendo in nessun modo ciò che a volte mi pare si voglia esprimere con la fumosa espressione “senso del mistero”: a volte tra i presunti capi di imputazione contro la riforma liturgica vi è anche quello di averlo – si dice – eliminato dalla celebrazione. Lo stupore di cui parlo non è una sorta di smarrimento di fronte ad una realtà oscura o ad un rito enigmatico, ma è, al contrario, la meraviglia per il fatto che il piano salvifico di Dio ci è stato rivelato nella Pasqua di Gesù (cfr. Ef 1,3-14) la cui efficacia continua a raggiungerci nella celebrazione dei “misteri”, ovvero dei sacramenti. Resta pur vero che la pienezza della rivelazione ha, rispetto alla nostra finitezza umana, una eccedenza che ci trascende e che avrà il suo compimento alla fine dei tempi quando il Signore tornerà. Se lo stupore è vero non vi è alcun rischio che non si percepisca, pur nella vicinanza che l’incarnazione ha voluto, l’alterità della presenza di Dio. Se la riforma avesse eliminato quel “senso del mistero” più che un capo di accusa sarebbe una nota di merito. La bellezza, come la verità, genera sempre stupore e quando sono riferite al mistero di Dio, porta all’adorazione.
  3. Lo stupore è parte essenziale dell’atto liturgico perché è l’atteggiamento di chi sa di trovarsi di fronte alla peculiarità dei gesti simbolici; è la meraviglia di chi sperimenta la forza del simbolo, che non consiste nel rimandare ad un concetto astratto ma nel contenere ed esprimere nella sua concretezza ciò che significa.

La necessità di una seria e vitale formazione liturgica

  1. La questione fondamentale è, dunque, questa: come recuperare la capacità di vivere in pienezza l’azione liturgica? La riforma del Concilio ha questo come obiettivo. La sfida è molto impegnativa perché l’uomo moderno – non in tutte le culture allo stesso modo – ha perso la capacità di confrontarsi con l’agire simbolico che è tratto essenziale dell’atto liturgico.
  2. La post-modernità – nella quale l’uomo si sente ancor più smarrito, senza riferimenti di nessun tipo, privo di valori perché divenuti indifferenti, orfano di tutto, in una frammentazione nella quale sembra impossibile un orizzonte di senso – è ancora gravata dalla pesante eredità che l’epoca precedente ci ha lasciato, fatta di individualismo e soggettivismo (che ancora una volta richiamano pelagianesimo e gnosticismo) come pure di uno spiritualismo astratto che contraddice la natura stessa dell’uomo, spirito incarnato e, quindi, in se stesso capace di azione e di comprensione simbolica.
  3. È con la realtà della modernità che la Chiesa riunita in Concilioha voluto confrontarsi, riaffermando la consapevolezza di essere sacramento di Cristo, luce delle genti (Lumen gentium), mettendosi in religioso ascolto della parola di Dio (Dei Verbum) e riconoscendo come proprie le gioie e le speranze (Gaudium et spes) degli uomini d’oggi. Le grandi Costituzioni conciliari non sono separabili e non è un caso che quest’unica grande riflessione del Concilio Ecumenico – la più alta espressione della sinodalità della Chiesa della cui ricchezza io sono chiamato ad essere, con tutti voi, custode – abbia preso l’avvio dalla Liturgia (Sacrosanctum Concilium).
  4. Chiudendo la seconda sessione del Concilio(4 dicembre 1963) san Paolo VI così si esprimeva:

«Del resto, questa discussione appassionata e complessa non è stata affatto senza un frutto copioso: infatti quel tema che è stato prima di tutto affrontato, e che in un certo senso nella Chiesa è preminente, tanto per sua natura che per dignità – vogliamo dire la sacra Liturgia – è arrivato a felice conclusione, e viene oggi da Noi con solenne rito promulgato. Per questo motivo il Nostro animo esulta di sincera gioia. In questo fatto ravvisiamo infatti che è stato rispettato il giusto ordine dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto d’onore va riservato a Dio; che noi come primo dovere siamo tenuti ad innalzare preghiere a Dio; che la sacra Liturgia è la fonte primaria di quel divino scambio nel quale ci viene comunicata la vita di Dio, è la prima scuola del nostro animo, è il primo dono che da noi dev’essere fatto al popolo cristiano, unito a noi nella fede e nell’assiduità alla preghiera; infine, il primo invito all’umanità a sciogliere la sua lingua muta in preghiere sante e sincere ed a sentire quell’ineffabile forza rigeneratrice dell’animo che è insita nel cantare con noi le lodi di Dio e nella speranza degli uomini, per Gesù Cristo e nello Spirito Santo». [7]

  1. Non posso in questa lettera intrattenermi sulla ricchezza delle singole espressioni che lascio alla vostra meditazione. Se la Liturgia è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (Sacrosanctum Concilium, n. 10), comprendiamo bene che cosa è in gioco nella questione liturgica. Sarebbe banale leggere le tensioni, purtroppo presenti attorno alla celebrazione, come una semplice divergenza tra diverse sensibilità nei confronti di una forma rituale. La problematica è anzitutto ecclesiologica. Non vedo come si possa dire di riconoscere la validità del Concilio – anche se un po’ mi stupisce che un cattolico possa presumere di non farlo – e non accogliere la riforma liturgica nata dalla Sacrosanctum Conciliumche esprime la realtà della Liturgia in intima connessione con la visione di Chiesa mirabilmente descritta dalla Lumen gentium. Per questo – come ho spiegato nella lettera inviata a tutti i Vescovi – ho sentito il dovere di affermare che “i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano” (Motu Proprio Traditionis custodes, art. 1).

La non accoglienza della riforma, come pure una sua superficiale comprensione, ci distoglie dall’impegno di trovare le risposte alla domanda che torno a ripetere: come crescere nella capacità di vivere in pienezza l’azione liturgica? Come continuare a stupirci di ciò che nella celebrazione accade sotto i nostri occhi? Abbiamo bisogno di una seria e vitale formazione liturgica.

  1. Torniamo ancora nel Cenacolo a Gerusalemme: il mattino di Pentecoste nasce la Chiesa, cellula iniziale dell’umanità nuova. Solo la comunità di uomini e donne riconciliati perché perdonati, vivi perché Lui è vivo, veri perché abitati dallo Spirito di verità, può aprire lo spazio angusto dell’individualismo spirituale.
  2. È la comunità della Pentecoste che può spezzare il Pane nella certezza che il Signore è vivo, risorto dai morti, presente con la sua parola, con i suoi gesti, con l’offerta del suo Corpo e del suo Sangue. Da quel momento la celebrazione diventa il luogo privilegiato, non l’unico, dell’incontro con Lui. Noi sappiamo che solo grazie a questo incontro l’uomo diventa pienamente uomo. Solo la Chiesa della Pentecoste può concepire l’uomo come persona, aperto ad una relazione piena con Dio, con il creato e con i fratelli.
  3. Qui si pone la questione decisiva della formazione liturgica. Dice Guardini: «Così è delineato anche il primo compito pratico: sostenuti da questa trasformazione interiore del nostro tempo, dobbiamo nuovamente imparare a porci di fronte al rapporto religioso come uomini in senso pieno». [8]È questo che la Liturgia rende possibile, a questo dobbiamo formarci. Lo stesso Guardini non esita ad affermare che senza formazione liturgica, “le riforme nel rito e nel testo non aiutano molto”. [9] Non intendo ora trattare in modo esaustivo il ricchissimo tema della formazione liturgica: vorrei solo offrire alcuni spunti di riflessione. Penso che possiamo distinguere due aspetti: la formazione alla Liturgia e la formazione dalla Liturgia. Il primo è funzionale al secondo che è essenziale.
  4. È necessario trovare i canali per una formazione come studio della liturgia: a partire dal movimento liturgico molto in tal senso è stato fatto, con contributi preziosi di molti studiosi ed istituzioni accademiche. Occorre tuttavia diffondere queste conoscenze al di fuori dell’ambito accademico, in modo accessibile, perché ogni fedele cresca in una conoscenza del senso teologico della Liturgia – è la questione decisiva e fondante ogni conoscenza e ogni pratica liturgica – come pure dello sviluppo del celebrare cristiano, acquisendo la capacità di comprendere i testi eucologici, i dinamismi rituali e la loro valenza antropologica.
  5. Penso alla normalità delle nostre assemblee che si radunano per celebrare l’Eucaristia nel giorno del Signore, domenica dopo domenica, Pasqua dopo Pasqua, in momenti particolari della vita dei singoli e delle comunità, nelle diverse età della vita: i ministri ordinati svolgono un’azione pastorale di primaria importanza quando prendono per mano i fedeli battezzati per condurli dentro la ripetuta esperienza della Pasqua. Ricordiamoci sempre che è la Chiesa, Corpo di Cristo, il soggetto celebrante, non solo il sacerdote. La conoscenza che viene dallo studio è solo il primo passo per poter entrare nel mistero celebrato. È evidente che per poter condurre i fratelli e le sorelle, i ministri che presiedono l’assemblea devono conoscere la strada sia per averla studiata sulla mappa della scienza teologica sia per averla frequentata nella pratica di una esperienza di fede viva, nutrita dalla preghiera, di certo non solo come impegno da assolvere. Nel giorno dell’ordinazione ogni presbitero si sente dire dal vescovo: «Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore». [10]
  6. Anche l’impostazione dello studio della Liturgia nei seminari deve dare conto della straordinaria capacità che la celebrazione ha in se stessa di offrire una visione organica del sapere teologico. Ogni disciplina della teologia, ciascuna secondo la sua prospettiva, deve mostrare la propria intima connessione con la Liturgia, in forza della quale si rivela e si realizza l’unità della formazione sacerdotale (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 16). Una impostazione liturgico-sapienziale della formazione teologica nei seminari avrebbe certamente anche effetti positivi nell’azione pastorale. Non c’è aspetto della vita ecclesiale che non trovi in essa il suo culmine e la sua fonte. La pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione. La comprensione teologica della Liturgia non permette in nessun modo di intendere queste parole come se tutto si riducesse all’aspetto cultuale. Una celebrazione che non evangelizza non è autentica, come non lo è un annuncio che non porta all’incontro con il Risorto nella celebrazione: entrambi, poi, senza la testimonianza della carità, sono come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita (cfr. 1Cor 13,1).
  7. Per i ministri e per tutti i battezzati, la formazione liturgica in questo suo primo significato, non è qualcosa che si possa pensare di conquistare una volta per sempre: poiché il dono del mistero celebrato supera la nostra capacità di conoscenza, questo impegno dovrà per certo accompagnare la formazione permanente di ciascuno, con l’umiltà dei piccoli, atteggiamento che apre allo stupore.
  8. Un’ultima osservazione sui seminari: oltre allo studio devono anche offrire la possibilità di sperimentare una celebrazione non solo esemplare dal punto di vista rituale, ma autentica, vitale, che permetta di vivere quella vera comunione con Dio alla quale anche il sapere teologico deve tendere. Solo l’azione dello Spirito può perfezionare la nostra conoscenza del mistero di Dio, che non è questione di comprensione mentale ma di relazione che tocca la vita. Tale esperienza è fondamentale perché una volta divenuti ministri ordinati, possano accompagnare le comunità nello stesso percorso di conoscenza del mistero di Dio, che è mistero d’amore.
  9. Quest’ultima considerazione ci porta a riflettere sul secondo significato con il quale possiamo intendere l’espressione “formazione liturgica”. Mi riferisco all’essere formati, ciascuno secondo la sua vocazione, dalla partecipazione alla celebrazione liturgica. Anche la conoscenza di studio di cui ho appena detto, perché non diventi razionalismo, deve essere funzionale al realizzarsi dell’azione formatrice della Liturgia in ogni credente in Cristo.
  10. Da quanto abbiamo detto sulla natura della Liturgia risulta evidente che la conoscenza del mistero di Cristo, questione decisiva per la nostra vita, non consiste in una assimilazione mentale di una idea, ma in un reale coinvolgimento esistenziale con la sua persona. In tal senso la Liturgia non riguarda la “conoscenza” e il suo scopo non è primariamente pedagogico (pur avendo un grande valore pedagogico: cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 33) ma è la lode, il rendimento di grazie per la Pasqua del Figlio la cui forza di salvezza raggiunge la nostra vita. La celebrazione riguarda la realtà del nostro essere docili all’azione dello Spirito che in essa opera, finché non sia formato Cristo in noi (cfr. Gal 4,19). La pienezza della nostra formazione è la conformazione a Cristo. Ripeto: non si tratta di un processo mentale, astratto, ma di diventare Lui. Questo è lo scopo per il quale è stato donato lo Spirito la cui azione è sempre e solo quella di fare il Corpo di Cristo. È così con il pane eucaristico, è così per ogni battezzato chiamato a diventare sempre più ciò che ha ricevuto in dono nel battesimo, vale a dire l’essere membro del Corpo di Cristo. Scrive Leone Magno: «La nostra partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a farci diventare quello che mangiamo». [11]
  11. Questo coinvolgimento esistenziale accade – in continuità e coerenza con il metodo dell’incarnazione – per via sacramentale. La Liturgia è fatta di cose che sono esattamente l’opposto di astrazioni spirituali: pane, vino, olio, acqua, profumo, fuoco, cenere, pietra, stoffa, colori, corpo, parole, suoni, silenzi, gesti, spazio, movimento, azione, ordine, tempo, luce. Tutta la creazione è manifestazione dell’amore di Dio: da quando lo stesso amore si è manifestato in pienezza nella croce di Gesù tutta la creazione ne è attratta. È tutto il creato che viene assunto per essere messo a servizio dell’incontro con il Verbo incarnato, crocifisso, morto, risorto, asceso al Padre. Così come canta la preghiera sull’acqua per il fonte battesimale, ma anche quella sull’olio per il sacro crisma e le parole della presentazione del pane e del vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo.
  12. La liturgia dà gloria a Dio non perché noi possiamo aggiungere qualcosa alla bellezza della luce inaccessibile nella quale Egli abita (cfr. 1Tm 6,16) o alla perfezione del canto angelico che risuona eternamente nelle sedi celesti. La Liturgia dà gloria a Dio perché ci permette, qui, sulla terra, di vedere Dio nella celebrazione dei misteri e, nel vederlo, prendere vita dalla sua Pasqua: noi, che da morti che eravamo per le colpe, per grazia, siamo stati fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2,5), siamo la gloria di Dio. Ireneo, doctor unitatis, ce lo ricorda: «La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio!». [12]
  13. Scrive Guardini: «Con ciò si delinea il primo compito del lavoro di formazione liturgica: l’uomo deve diventare nuovamente capace di simboli». [13]Questo impegno riguarda tutti, ministri ordinati e fedeli. Il compito non è facile perché l’uomo moderno è diventato analfabeta, non sa più leggere i simboli, quasi non ne sospetta nemmeno l’esistenza. Ciò accade anche con il simbolo del nostro corpo. È simbolo perché intima unione di anima e corpo, visibilità dell’anima spirituale nell’ordine del corporeo e in questo consiste l’unicità umana, la specificità della persona irriducibile a qualsiasi altra forma di essere vivente. La nostra apertura al trascendente, a Dio, è costitutiva: non riconoscerla ci porta inevitabilmente ad una non conoscenza oltre che di Dio, anche di noi stessi. Basta vedere il modo paradossale con il quale viene trattato il corpo, ora curato in modo quasi ossessivo inseguendo il mito di una eterna giovinezza, ora ridotto ad una materialità alla quale è negata ogni dignità. Il fatto è che non si può dare valore al corpo partendo solo dal corpo. Ogni simbolo è nello stesso tempo potente e fragile: se non viene rispettato, se non viene trattato per quello che è, si infrange, perde di forza, diventa insignificante.

Non abbiamo più lo sguardo di san Francesco che guardava il sole – che chiamava fratello perché così lo sentiva – lo vedeva bellu e radiante cum grande splendore, e, pieno di stupore, cantava: de te Altissimu, porta significatione[14] L’aver perso la capacità di comprendere il valore simbolico del corpo e di ogni creatura rende il linguaggio simbolico della Liturgia quasi inaccessibile all’uomo moderno. Non si tratta, tuttavia, di rinunciare a tale linguaggio: non è possibile rinunciarvi perché è ciò che la Santissima Trinità ha scelto per raggiungerci nella carne del Verbo. Si tratta, piuttosto, di recuperare la capacità di porre e di comprendere i simboli della Liturgia. Non dobbiamo disperare, perché nell’uomo questa dimensione, come ho appena detto, è costitutiva e, nonostante i mali del materialismo e dello spiritualismo – entrambi negazione dell’unità corpo e anima – è sempre pronta a riemergere, come ogni verità.

  1. La domanda che ci poniamo è, dunque, come tornare ad essere capaci di simboli? Come tornare a saperli leggere per poterli vivere? Sappiamo bene che la celebrazione dei sacramenti è – per grazia di Dio – efficace in se stessa (ex opere operato) ma questo non garantisce un pieno coinvolgimento delle persone senza un adeguato modo di porsi di fronte al linguaggio della celebrazione. La lettura simbolica non è un fatto di conoscenza mentale, di acquisizione di concetti ma è esperienza vitale.
  2. Anzitutto dobbiamo riacquistare fiducia nei confronti della creazione. Intendo dire che le cose – con le quali i sacramenti “sono fatti” – vengono da Dio, a Lui sono orientate e da Lui sono state assunte, in modo particolare con l’incarnazione, perché diventassero strumenti di salvezza, veicoli dello Spirito, canali di grazia. Qui si avverte tutta la distanza sia dalla visione materialista sia da quella spiritualista. Se le cose create sono parte irrinunciabile dell’agire sacramentale che opera la nostra salvezza, dobbiamo predisporci nei loro confronti con uno sguardo nuovo non superficiale, rispettoso, grato. Fin dall’origine esse contengono il germe della grazia santificante dei sacramenti.
  3. Altra questione decisiva – sempre riflettendo su come la Liturgia ci forma – è l’educazione necessaria per poter acquisire l’atteggiamento interiore che ci permette di porre e di comprendere i simboli liturgici. Lo esprimo in modo semplice. Penso ai genitori e, ancor più, ai nonni, ma anche ai nostri parroci e catechisti. Molti di noi hanno appreso la potenza dei gesti della liturgia – come ad esempio il segno della croce, lo stare in ginocchio, le formule della nostra fede – proprio da loro. Forse non ne abbiamo il ricordo vivo, ma facilmente possiamo immaginare il gesto di una mano più grande che prende la piccola mano di un bambino e la accompagna lentamente nel tracciare per la prima volta il segno della nostra salvezza. Al movimento si accompagnano le parole, anch’esse lente, quasi a voler prendere possesso di ogni istante di quel gesto, di tutto il corpo: «Nel nome del Padre … e del Figlio … e dello Spirito Santo … Amen». Per poi lasciare la mano del bambino e guardarlo ripetere da solo, pronti a venire in suo aiuto, quel gesto ormai consegnato, come un abito che crescerà con Lui, vestendolo nel modo che solo lo Spirito conosce. Da quel momento quel gesto, la sua forza simbolica, ci appartiene o, sarebbe meglio dire, noi apparteniamo a quel gesto, ci dà forma, siamo da esso formati. Non servono troppi discorsi, non è necessario aver compreso tutto di quel gesto: occorre essere piccoli sia nel consegnarlo sia nel riceverlo. Il resto è opera dello Spirito. Così siamo stati iniziati al linguaggio simbolico. Di questa ricchezza non possiamo farci derubare. Crescendo potremo avere più mezzi per poter comprendere, ma sempre a condizione di rimanere piccoli.

Ars celebrandi

  1. Un modo per custodire e per crescere nella comprensione vitale dei simboli della Liturgia è certamente quello di curare l’arte del celebrare. Anche questa espressione è oggetto di diverse interpretazioni. Essa si chiarisce se viene compresa avendo come riferimento il senso teologico della Liturgia descritto in Sacrosanctum Conciliumal n. 7 e che abbiamo più volte richiamato. L’ars celebrandi non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa – a volte selvaggia – creatività senza regole. Il rito è per se stesso norma e la norma non è mai fine a se stessa, ma sempre a servizio della realtà più alta che vuole custodire.
  2. Come ogni arte, richiede diverse conoscenze.

Anzitutto la comprensione del dinamismo che descrive la Liturgia. Il momento dell’azione celebrativa è il luogo nel quale attraverso il memoriale si fa presente il mistero pasquale perché i battezzati, in forza della loro partecipazione, possano farne esperienza nella loro vita: senza questa comprensione facilmente si cade nell’esteriorismo (più o meno raffinato) e nel rubricismo (più o meno rigido).

Occorre, poi, conoscere come lo Spirito Santo agisce in ogni celebrazione: l’arte del celebrare deve essere in sintonia con l’azione dello Spirito. Solo così sarà libera da soggettivismi, che sono il frutto del prevalere di sensibilità individuali, e da culturalismi, che sono acquisizioni acritiche di elementi culturali che non hanno nulla a che vedere da un corretto processo di inculturazione.

È necessario, infine, conoscere le dinamiche del linguaggio simbolico, la sua peculiarità, la sua efficacia.

  1. Da questi brevi cenni, risulta evidente che l’arte del celebrare non si può improvvisare. Come ogni arte richiede applicazione assidua. Ad un artigiano basta la tecnica; ad un artista, oltre alle conoscenze tecniche, non può mancare l’ispirazione che è una forma positiva di possessione: l’artista, quello vero, non possiede un’arte ne è posseduto. Non si impara l’arte del celebrare perché si frequenta un corso di public speakingo di tecniche di comunicazione persuasiva (non giudico le intenzioni, vedo gli effetti). Ogni strumento può essere utile ma deve sempre essere sottomesso alla natura della Liturgia e all’azione dello Spirito. Occorre una diligente dedizione alla celebrazione lasciando che sia la celebrazione stessa a trasmetterci la sua arte. Scrive Guardini: «Dobbiamo renderci conto di quanto profondamente siamo ancora radicati nell’individualismo e nel soggettivismo, di quanto siamo disabituati al richiamo delle grandezze e di quanto sia piccola la misura della nostra vita religiosa. Deve risvegliarsi il senso dello stile grande della preghiera, la volontà di coinvolgere anche in essa la nostra esistenza. Ma la via verso queste mète è la disciplina, la rinuncia ad una sentimentalità morbida; un serio lavoro, svolto in obbedienza alla Chiesa, in rapporto al nostro essere e al nostro comportamento religioso». [15] È così che si impara l’arte del celebrare.
  2. Parlando di questo tema siamo portati a pensare che riguardi solo i ministri ordinati che svolgono il servizio della presidenza. In realtà è un atteggiamento che tutti i battezzati sono chiamati a vivere. Penso a tutti i gesti e le parole che appartengono all’assemblea: il radunarsi, l’incedere in processione, lo stare seduti, in piedi, in ginocchio, il cantare, lo stare in silenzio, l’acclamare, il guardare, l’ascoltare. Sono molti modi con i quali l’assemblea, come un solo uomo(Ne 8,1), partecipa alla celebrazione. Compiere tutti insieme lo stesso gesto, parlare tutti insieme ad una sola voce, trasmette ai singoli la forza dell’intera assemblea. È una uniformità che non solo non mortifica ma, al contrario, educa i singoli fedeli a scoprire l’unicità autentica della propria personalità non in atteggiamenti individualistici ma nella consapevolezza di essere un solo corpo. Non si tratta di dover seguire un galateo liturgico: si tratta piuttosto di una “disciplina” – nel senso usato da Guardini – che, se osservata con autenticità, ci forma: sono gesti e parole che mettono ordine dentro il nostro mondo interiore facendoci vivere sentimenti, atteggiamenti, comportamenti. Non sono l’enunciazione di un ideale al quale cercare di ispirarci, ma sono un’azione che coinvolge il corpo nella sua totalità, vale a dire nel suo essere unità di anima e di corpo.
  3. Tra i gesti rituali che appartengono a tutta l’assemblea occupa un posto di assoluta importanza il silenzio. Più volte è espressamente prescritto nelle rubriche: tutta la celebrazione eucaristica è immersa nel silenzio che precede il suo inizio e segna ogni istante del suo svolgersi rituale. Infatti è presente nell’atto penitenziale; dopo l’invito alla preghiera; nella liturgia della Parola (prima delle letture, tra le letture e dopo l’omelia); nella preghiera eucaristica; dopo la comunione. [16]Non si tratta di un rifugio nel quale nascondersi per un isolamento intimistico, quasi patendo la ritualità come se fosse una distrazione: un tale silenzio sarebbe in contraddizione con l’essenza stessa della celebrazione. Il silenzio liturgico è molto di più: è il simbolo della presenza e dell’azione dello Spirito Santo che anima tutta l’azione celebrativa, per questo motivo spesso costituisce il culmine di una sequenza rituale. Proprio perché simbolo dello Spirito ha la forza di esprimere la sua multiforme azione. Così, ripercorrendo i momenti che ho sopra ricordato, il silenzio muove al pentimento e al desiderio di conversione; suscita l’ascolto della Parola e la preghiera; dispone all’adorazione del Corpo e del Sangue di Cristo; suggerisce a ciascuno, nell’intimità della comunione, ciò che lo Spirito vuole operare nella vita per conformarci al Pane spezzato. Per questo siamo chiamati a compiere con estrema cura il gesto simbolico del silenzio: in esso lo Spirito ci dà forma.
  4. Ogni gesto e ogni parola contiene un’azione precisa che è sempre nuova perché incontra un istante sempre nuovo della nostra vita. Mi spiego con un solo semplice esempio. Ci inginocchiamo per chiedere perdono; per piegare il nostro orgoglio; per consegnare a Dio il nostro pianto; per supplicare un suo intervento; per ringraziarlo di un dono ricevuto: è sempre lo stesso gesto che dice essenzialmente il nostro essere piccoli dinanzi a Dio. Tuttavia, compiuto in momenti diversi del nostro vivere, plasma la nostra interiorità profonda per poi manifestarsi all’esterno nella nostra relazione con Dio e con i fratelli. Anche l’inginocchiarsi va fatto con arte, vale a dire con una piena consapevolezza del suo senso simbolico e della necessità che noi abbiamo di esprimere con questo gesto il nostro modo di stare alla presenza del Signore. Se tutto questo è vero per questo semplice gesto, quanto più lo sarà per la celebrazione della Parola? Quale arte siamo chiamati ad apprendere nel proclamare la Parola, nell’ascoltarla, nel farla ispirazione della nostra preghiera, nel farla diventare vita? Tutto questo merita la massima cura, non formale, esteriore, ma vitale, interiore, perché ogni gesto e ogni parola della celebrazione espresso con “arte” forma la personalità cristiana del singolo e della comunità.
  5. Se è vero che l’ars celebrandiriguarda tutta l’assemblea che celebra, è altrettanto vero che i ministri ordinati devono avere per essa una particolare cura. Nel visitare le comunità cristiane ho spesso notato che il loro modo di vivere la celebrazione è condizionato – nel bene e, purtroppo, anche nel male – da come il loro parroco presiede l’assemblea. Potremmo dire che vi sono diversi “modelli” di presidenza. Ecco un possibile elenco di atteggiamenti che, pur essendo tra loro opposti, caratterizzano la presidenza in modo certamente inadeguato: rigidità austera o creatività esasperata; misticismo spiritualizzante o funzionalismo pratico; sbrigatività frettolosa o lentezza enfatizzata; sciatta trascuratezza o eccessiva ricercatezza; sovrabbondante affabilità o impassibilità ieratica. Pur nell’ampiezza di questa gamma, penso che l’inadeguatezza di questi modelli abbia una comune radice: un esasperato personalismo dello stile celebrativo che, a volte, esprime una mal celata mania di protagonismo. Spesso ciò acquista maggior evidenza quando le nostre celebrazioni vengono trasmesse in rete, cosa non sempre opportuna e sulla quale dovremmo riflettere. Intendiamoci, non sono questi gli atteggiamenti più diffusi, ma non di rado le assemblee subiscono questi “maltrattamenti”.
  6. Molto si potrebbe dire sull’importanza e sulla delicatezza del presiedere. In più occasioni mi sono soffermato sul compito impegnativo del tenere l’omelia. [17]Mi limito ora ad alcune considerazioni più ampie, sempre volendo riflettere con voi su come veniamo formati dalla Liturgia. Penso alla normalità delle Messe domenicali nelle nostre comunità: mi riferisco, quindi, ai presbiteri ma implicitamente a tutti i ministri ordinati.
  7. Il presbitero vive la sua tipica partecipazione alla celebrazione in forza del dono ricevuto nel sacramento dell’Ordine: tale tipicità si esprime proprio nella presidenza. Come tutti gli uffici che è chiamato a svolgere, non si tratta primariamente di un compito assegnato dalla comunità, quanto, piuttosto, della conseguenza dell’effusione dello Spirito Santo ricevuta nell’ordinazione che lo abilita a tale compito. Anche il presbitero viene formato dal suo presiedere l’assemblea che celebra.
  8. Perché questo servizio venga fatto bene – con arte, appunto – è di fondamentale importanza che il presbitero abbia anzitutto una viva coscienza di essere, per misericordia, una particolare presenza del Risorto. Il ministro ordinato è egli stesso una delle modalità di presenza del Signore che rendono l’assemblea cristiana unica, diversa da ogni altra (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 7). Questo fatto dà spessore “sacramentale” – in senso ampio – a tutti i gesti e le parole di chi presiede. L’assemblea ha diritto di poter sentire in quei gesti e in quelle parole il desiderio che il Signore ha, oggi come nell’ultima Cena, di continuare a mangiare la Pasqua con noi. Il Risorto è, dunque, il protagonista, non lo sono di sicuro le nostre immaturità che cercano, assumendo un ruolo e un atteggiamento, una presentabilità che non possono avere. Il presbitero stesso è sopraffatto da questo desiderio di comunione che il Signore ha verso ciascuno: è come se fosse posto in mezzo tra il cuore ardente d’amore di Gesù e il cuore di ogni fedele, l’oggetto del suo amore. Presiedere l’Eucaristia è stare immersi nella fornace dell’amore di Dio. Quando ci viene dato di comprendere, o anche solo di intuire, questa realtà, non abbiamo di certo più bisogno di un direttorioche ci imponga un comportamento adeguato. Se di questo abbiamo bisogno è per la durezza del nostro cuore. La norma più alta, e, quindi, più impegnativa, è la realtà stessa della celebrazione eucaristica che seleziona parole, gesti, sentimenti, facendoci comprendere se sono o meno adeguati al compito che devono svolgere. È evidente che anche questo non si improvvisa: è un’arte, chiede al presbitero applicazione, vale a dire una frequentazione assidua del fuoco di amore che il Signore è venuto a portare sulla terra (cfr. Lc 12,49).
  9. Quando la prima comunità spezza il pane in obbedienza al comando del Signore, lo fa sotto sguardo di Maria che accompagna i primi passi della Chiesa: “erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù” (At 1,14). La Vergine Madre “sorveglia” i gesti del suo Figlio affidati agli Apostoli. Come ha custodito nel suo grembo, dopo aver accolto le parole dell’angelo Gabriele, il Verbo fatto carne, la Vergine custodisce ancora una volta nel grembo della Chiesa quei gesti che fanno il corpo del Figlio suo. Il presbitero, che in forza del dono ricevuto con il sacramento dell’Ordine ripete quei gesti, è custodito nel grembo della Vergine. Serve una norma per dirci come ci si deve comportare?
  10. Divenuti strumenti per far divampare il fuoco del suo amore sulla terra, custoditi nel grembo di Maria, Vergine fatta Chiesa (come cantava san Francesco), i presbiteri si lasciano lavorare dallo Spirito che vuole portare a compimento l’opera che ha iniziato nella loro ordinazione. L’azione dello Spirito offre a loro la possibilità di esercitare la presidenza dell’assemblea eucaristica con il timore di Pietro, consapevole del suo essere peccatore (cfr. Lc 5,1-11), con l’umiltà forte del servo sofferente (cfr. Is 42 ss), con il desiderio di “farsi mangiare” dal popolo a loro affidato nell’esercizio quotidiano del ministero.
  11. È la celebrazione stessa che educa a questa qualità di presidenza, non è, lo ripetiamo, un’adesione mentale, anche se tutta la nostra mente, come pure la nostra sensibilità, viene in essa coinvolta. Il presbitero è, dunque, formato alla presidenza dalle parole e dai gesti che la liturgia mette sulle sue labbra e nelle sue mani.

Non siede su di un trono [18] perché il Signore regna con l’umiltà di chi serve.

Non ruba la centralità all’altare, segno di Cristo dal cui fianco squarciato scaturirono l’acqua e il sangue fonte dei sacramenti della Chiesa, centro della nostra lode e del comune rendimento di grazie[19]

Accostandosi all’altare per l’offerta il presbitero è educato all’umiltà e al pentimento dalle parole: «Umili e pentiti accoglici, o Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te». [20]

Non può presumere di se stesso per il ministero a Lui affidato perché la Liturgia lo invita a chiedere di essere purificato, nel segno dell’acqua: «Lavami, o Signore, dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro». [21]

Le parole che la liturgia mette sulle sue labbra hanno contenuti, diversi che chiedono specifiche tonalità: per l’importanza di queste parole al presbitero è chiesta una vera ars dicendi. Esse danno forma ai suoi sentimenti interiori, ora nella supplica al Padre a nome dell’assemblea, ora nell’esortazione rivolta all’assemblea, ora nell’acclamazione ad una sola voce con tutta l’assemblea.

Con la preghiera eucaristica – nella quale anche tutti i battezzati partecipano ascoltando con riverenza e silenzio e intervenendo con le acclamazioni [22] – chi presiede ha la forza, a nome di tutto il popolo santo, di ricordare al Padre l’offerta del Figlio suo nell’ultima Cena, perché quel dono immenso si renda nuovamente presente sull’altare. A quell’offerta partecipa con l’offerta di se stesso. Il presbitero non può narrare al Padre l’ultima Cena senza esserne partecipe. Non può dire: «Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi», e non vivere lo stesso desiderio di offrire il proprio corpo, la propria vita per il popolo a lui affidato. È ciò che avviene nell’esercizio del suo ministero.

Da tutto questo, e da molto altro, il presbitero viene continuamente formato nell’azione celebrativa.

* * *

  1. Ho voluto semplicemente offrire alcune riflessioni che certamente non esauriscono l’immenso tesoro della celebrazione dei santi misteri. Chiedo a tutti i vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, ai formatori dei seminari, agli insegnanti delle facoltà teologiche e delle scuole di teologia, a tutti i catechisti e le catechiste, di aiutare il popolo santo di Dio ad attingere a quella che da sempre è la fonte prima della spiritualità cristiana. Siamo chiamati continuamente riscoprire la ricchezza dei principi generali esposti nei primi numeri della Sacrosanctum Conciliumcomprendendo l’intimo legame tra la prima delle Costituzioni conciliari e tutte le altre. Per questo motivo non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare, approvando, sotto la guida dello Spirito e secondo la loro coscienza di pastori, i principi da cui è nata la riforma. I santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II approvando i libri liturgici riformati ex decreto Sacrosancti Œcumenici Concilii Vaticani II hanno garantito la fedeltà della riforma al Concilio. Per questo motivo ho scritto Traditionis Custodes, perché la Chiesa possa elevare, nella varietà delle lingue, una sola e identica preghiera capace di esprimere la sua unità. [23] Questa unità, come già ho scritto, intendo che sia ristabilita in tutta la Chiesa di Rito Romano.
  2. Vorrei che questa lettera ci aiutasse a ravvivare lo stupore per la bellezza della verità del celebrare cristiano, a ricordare la necessità di una formazione liturgica autentica e a riconoscere l’importanza di un’arte della celebrazione che sia a servizio della verità del mistero pasquale e della partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno con la specificità della sua vocazione.

Tutta questa ricchezza non è lontana da noi: è nelle nostre chiese, nelle nostre feste cristiane, nella centralità della domenica, nella forza dei sacramenti che celebriamo. La vita cristiana è un continuo cammino di crescita: siamo chiamati a lasciarci formare con gioia e nella comunione.

  1. Per questo desidero lasciarvi ancora una indicazione per proseguire nel nostro cammino. Vi invito a riscoprire il senso dell’anno liturgicoe del giorno del Signore: anche questa è una consegna del Concilio (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 102-111).
  2. Alla luce di quanto abbiamo sopra ricordato, comprendiamo che l’anno liturgico è per noi la possibilità di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, immergendo la nostra vita nel mistero della sua Pasqua, in attesa del suo ritorno. È questa una vera formazione continua. La nostra vita non è un susseguirsi casuale e caotico di eventi ma un percorso che, di Pasqua in Pasqua, ci conforma a Lui nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore, Gesù Cristo[24]
  3. Nello scorrere del tempo fatto nuovo dalla Pasqua, ogni otto giorni la Chiesa celebra nella domenica l’evento della salvezza. La domenica, prima di essere un precetto, è un dono che Dio fa al suo popolo (per questo motivo la Chiesa lo custodisce con un precetto). La celebrazione domenicale offre alla comunità cristiana la possibilità di essere formata dall’Eucaristia. Di domenica in domenica, la Parola del Risorto illumina la nostra esistenza volendo operare in noi ciò per cui è stata mandata (cfr. Is 55,10-11). Di domenica in domenica, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo vuole fare anche della nostra vita un sacrificio gradito al Padre, nella comunione fraterna che si fa condivisione, accoglienza, servizio. Di domenica in domenica, la forza del Pane spezzato ci sostiene nell’annuncio del Vangelo nel quale si manifesta l’autenticità della nostra celebrazione.

Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme che cosa lo Spirito dice alla Chiesa, custodiamo la comunione, continuiamo a stupirci per la bellezza della Liturgia. Ci è stata donata la Pasqua, lasciamoci custodire dal desiderio che il Signore continua ad avere di poterla mangiare con noi. Sotto lo sguardo di Maria, Madre della Chiesa.

Dato a Roma, presso San Giovanni in Laterano, il 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, dell’anno 2022, decimo del mio pontificato.

 

FRANCESCO

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Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti,
quando sull’altare, nella mano del sacerdote,
è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo.
O ammirabile altezza e stupenda degnazione!
O umiltà sublime! O sublimità umile,
che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio,
si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza,
sotto poca apparenza di pane!
Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio,
e aprite davanti a Lui i vostri cuori;
umiliatevi anche voi, perché siate da Lui esaltati.
Nulla, dunque, di voi trattenete per voi,
affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.

 

San Francesco d’Assisi
Lettera a tutto l’Ordine II, 26-29

TERRASINI IN LOVE

Al via la quinta edizione di “Terrasini in love" con "Tra-mà-re". La rassegna culturale è dedicata, anche quest'anno, all'amore per il mare.

 

L'evento, curato dall'A.P.S. WHATS’ ART & KOKALO GROUP, si amplifica con tante attività che si articoleranno, dal 9 al 17 luglio 2022, attorno ad una mostra d’arte contemporanea.

 

Al Museo Regionale, Palazzo d'Aumale di Terrasini, infatti, protagonisti saranno tanti artisti italiani e internazionali selezionati e non solo.

 

Tra sfilata di abiti creativi, estemporanee, presentazioni di libri e performance, grandi e piccini potranno partecipare a tanti tipi di laboratori/workshop creativi ed educativi e a diverse attività naturalistiche all'aperto.

 

 

IL TEMA

 

Dalla trama del mare al tessuto degli uomini, Tra-mà-re ha come focus la valorizzazione del patrimonio naturale che ci circonda e non solo.

 

"Attraverso l'arte, la Whats’Art & Kokalo group vuole attivare una catena di formazione legata all’ecosostenibilità e al rispetto dell’ambiente. Inoltre esorta al recupero di tutte quelle tradizioni culturali legate al mare".

 

A spiegarlo è il direttivo dell'associazione che aggiunge: "Con Tra-mà-re abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione rivolta anche ai giovani, grazie alla partecipazione dei nostri partner, su tutte quelle problematiche riconducibili al mare".    

 

 

 

IL PROGRAMMA 

 

Sabato 9 luglio

 

Ore 18.30 – Vernissage e presentazione degli artisti e del tema dell’evento.

 

Ore 21.00 – "L’Eco moda incontra l'arte", una sfilata di abiti creativi d’autore e performance di danza artistica a cura della scuola “Tersicore’s”.

 

 

 

Martedì 12 luglio

 

Ore 10.30/ 12.30 - “La scatola del Mare: biologia marina, descrizione dell’impatto delle plastiche in mare”, curata da Marevivo, sempre a Palazzo d'Aumale di Terrasini.

 

Ore 17.00/ 19.00 - Attività educative dedicate alle famiglie presso la R.N.O. “ Capo Rama” Terrasini a cura del WWF Italia ente gestore R.N.O.

 

Mercoledì 13 luglio

 

“La trama dello scrittore”: presentazione di libri che si terrà sempre a Palazzo d'Aumale.

 

10.00/13.00 - Corso di scrittura creativa e presentazione del libro “Gramigna storie di gente di Sicilia", a cura della scrittrice Sandra Guddo.

 

16.00/17.30 - Laboratorio di scrittura per bambini curato dalla scrittrice Giovanna Fileccia, ispirato alla fiaba illustrata “Aneris piccola sirena ribelle”.

 

17.30 - Le scrittrici Sandra Guddo, Giovanna Fileccia e Natalia Re presentanoi libri: “Gramigna storie di gente di Sicilia”; La Fiaba “Aneris piccola Sirena ribelle”; “Regine Inside, Autodeterminarsi al tempo della rivoluzione green”. A seguire Valentina Giua, invece, presenterà il suo canzoniere di poesie dal titolo “La sognatrice con le trecce”. Seguiranno interventi poetici del gruppo Movimento Rinascimento Poetico di Paolo Gambi.

 

Giovedì 14 luglio

 

10.30/12.30 -  Installazione, “La grande onda “laboratorio creativo a cura dell’associazione What’s Art & Kokalo group.

 

17.00/19.00 - “Muovere i fili”, un'attività ludico creativa a cura dell’Associazione Marionettistica Popolare Siciliana a Palazzo d'Aumale a Terrasini.

 

Venerdì 15 luglio

 

10.30/12.30 -"Le meravigliose Potenzialità della Posidonia Oceanica”, altra attività ludico didattica a cura dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.

 

19.00: Passeggiata al tramonto presso la R.N.O. “Capo Rama Terrasini” a cura del WWF Italia ente gestore R.N.O..

 

Sabato 16 luglio

 

10.30/12.30 - secondo appuntamento con il laboratorio “La grande onda".

 

17.00 – "Happening or starting now": un pomeriggio dedicato  a performance artistiche e musicali con degustazione di dolci.

 

Domenica 17 luglio

 

17.30 – "Il mare: gestione e sostenibilità" a finissage della mostra Tra-mà-re il seminario tematico con ospiti e Partner del Progetto guidato dalla giornalista Giorgia Görner Enrile.

 

21.00 – Performance musicale a cura del pianista Simon Cipolla.